Dedicato a Vincent Minguet, la prima esecuzione assoluta il 31.3.2012 da parte di Matthieu Delage (sassofono baritono)
presso l’IRCAM, Espace de Projection di Parigi.
«Zahir, termine arabo, è un’idea ossessiva, un pensiero fisso dal quale la mente non riesce a liberarsi, il timore di una perdita irreversibile, la spirale delle sensazioni, delle emozioni e dei ricordi che ti possono travolgere, quasi una strada senza uscita. Ne salti fuori se accetti l’impossibilità di liberarti … Nel racconto dello scrittore argentino J. L. Borges, Zahir è una moneta di 20 centesimi in grado di far impazzire chi la possiede … rapisce il pensiero, ne occupa per intero lo spazio e il tempo fino a distruggerli. Sul piano tecnico, Zahir III segue il procedimento costruttivo dello scritto di Borges. All’inizio il mezzo elettronico è un complemento del sax che acusticamente domina su tutto. Poi gradualmente l’elettronica prende il sopravvento fino ad eguagliare il suono strumentale e un glissato discendente si inserisce, quasi una ripetizione “onirica” della sezione d’inizio. Alla fine, l’elettronica via via pervade lo spazio acustico e il sax si riduce a un pallido complemento del vero protagonista, lo Zahir! La tecnica utilizzata per realizzare il brano consiste nell’impiego di sofisticate apparecchiature disponibili in uno studio come l’IRCAM di Parigi. In pratica, il suono diretto del sax viene modificato in tempo reale sulla base di un programma prestabilito e viene inviato alle “macchine” elettroniche opportunamente istruite e in grado di modulare, di elaborare “linee di ritardo”, di filtrare i suoni e di spazializzarli in vario modo su 8 altoparlanti che avvolgono completamente l’ascoltatore.»
« Plusieurs fois on essaie de se souvenir d'un rêve, comme une obsession. Dans une multitude de possibilités on choisit trois versions, au début les souvenirs nous semblent clairs et forts mais après l'esprit transforme les connexions logiques – temporelles et le rêve prend sa propre vie comme s'il se souvînt de nous.
Cette pièce est inspirée dans la nouvelle "EL Zahir" de J.-L. Borges.
Dans cette pièce l'életronique, complètement en temps réel, est strictement connectée au son instrumental, elle est l'essence du son lui- même.
Elle va créer une réflexion et un complément du son du saxophone, de plus en plus elle va être présente jusqu'à le son instrumental devient un complément du son électronique.»
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