«Il mio primo incontro significativo con il Saxofono risale agli inizi degli anni settanta.
L'occasione si presentò in RAI, dove incontravo frequentemente Baldo Maestri, il quale parlandomi delle caratteristiche eccezionali di questo straordinario strumento, risvegliò talmente il mio interesse che scrissi un trio.
Già questo primo incontro fu una rivelazione e poco tempo dopo, pur senza alcuna sollecitazione, scrissi un quartetto per Saxofoni.
Ma la vera, grande rivelazione e quindi il grande amore, nacque più tardi con l'incontro di due giovani e bravissimi artisti pieni di entusiasmo oltre che di talento: Federico Mondelci e Massimo Mazzoni, per i quali scrissi poco dopo un duo ("Solitudini declinate"), da loro magistralmente eseguito in vari concerti.
Con loro e con gli altri componenti del gruppo [si riferisce all'Ensemble Italiano di Sassofoni. NdA] sono penetrato nel mondo ricchissimo di suoni di questo strumento, le cui possibilità sia espressive che tecniche (per non parlare della gamma infinita di effetti, suoni multipli ecc.) non hanno nulla da invidiare agli strumenti già da tempo più celebrati.
Si sono aperti per me, particolarmente attratto dalle formazioni cameristiche, nuovi orizzonti e stimoli di lavoro!.....». (Dalla rivista "Il sassofono" n. 0, gen/mar 1988, pag. 11).
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