di Damiani, Giovanni

Tramuta. Riaffiora

C.i S Pf Fl.bs Cl Va Perc - 2009

Dettagli opera

Per corno inglese, sax soprano, mescitore con damigiane di vino, pianoforte, flauto basso, clarinetto in la, viola e percussione.


Commento all'opera

« L’occasione fondante

Paolo Emilio Carapezza è uno dei protagonisti della sapienza musicale, a livello internazionale e a Palermo, dove ha operato dagli anni Sessanta, come seguace di Rognoni e nel comitato indipendente di redazione delle Settimane Internazionali Nuova Musica. Tra i suoi molteplici interessi, la musica antica greca, la musica rinascimentale, la nuova musica; in ognuno spicca la sua originalità, la sua assiduità, la sua profondità dietro dolce sprezzatura; la sua familiarità con la pratica musicale, con l’eredità classica, con la scena concertistica e il mondo dei compositori attorno a lui, trattati sulla base dei frutti con grande democrazia. In occasione dell’abbandono forzato dell’Istituto da lui diretto e frequentato dagli anni Sessanta, si è ovviamente pensato a un omaggio, chiesto a tutti i musicisti, compositori, studiosi a lui vicini; esso ha preso corpo finalmente l’11 ottobre 2010, in occasione del compleanno del Professore, in una giornata intensa (o ‘folle’, per dirla secondo il titolo di un suo libro sulle opere di Mozart-Da Ponte). In particolare, i contributi di musiche ‘novissime’ (sempre in termini cari a Carapezza) sono stati da parte di un nutrito gruppo in gran parte dello Zephir Ensemble e di 8 compositori palermitani (più gli improvvisatori Lelio Giannetto e Matilde Politi).

Il Tema unificante delle composizioni è una melodia rintracciata da Carapezza nelle Madonie, e rievocata in lui da tenui somiglianze rintracciate in musiche rinascimentali siciliane da lui studiate. Si veda l’affascinante suo articolo Perennità del folklore: tre esempi nella tradizione musicale siciliana (in Culture Musicali, 1983, n.2).

La struttura

Due livelli, di distanza se non incolmabile, comunque tale da creare una sospensione e una tensione;

concreto- quasi descrittivo- versus astratto, iperdeterminato versus necessariamente approssimato; e ancora, l’ironia mescolata al tragico (ché tragico è il lavoro ossessivo sulle perfettissime consonanze immerse nell’universo microtonale che fa a pugni con caratteristiche costruttive degli strumenti- benché ne esalta i fondamenti acustici). Saggia presenza di personaggi comici nelle antiche tragedie.

E ancora, l’opposizione e intersecarsi di ritmi di lavoro, eteronomi, e ritmi di arte, di suoni festivi, di pura autodeterminazione.

diapason variabile; altro tipo di misura delle damigiane, come nella costruzione delle canne: per alzare l’intonazione di un’ottava, bisogna riempirle di una buona metà, mentre per alzarle ancora l’innalzamento d’intonazione si fa sempre più grande: per di più più si sale più l’orecchio è sensibile. Per ottenere l’intonazione esatta iniziale della bottiglia piccola (quella piena da svuotare) occorre una precisione certosina, alla goccia, mentre per alzare l’altezza della damigiana grande di pochi toni occorrerà svuotare gran parte del contenuto della bottiglia piccola. Ne risultano due scale (a gradini approssimati, selvatici) per moto contrario, a gradini fortemente diversi, ma che a un certo punto si incontrano, forse in un unisono (computato verso

sempre con intonazione approssimata; da lì in poi la bottiglia piccola dovrebbe diventare più grave di quella grande

Dal soggetto dato della tramuta

Agli armonici dispari 1-3-5-7-9 permutati

Il risultato: una grande scala-arpeggio, colmata da quattro soli semplici intervalli consonanti e aggregati di cinque suoni più o meno consonanti. Gli estremi sempre presenti, (l’1 e il 9) racchiudono come un’aureola, un’isola sonora incantata, tale mondo; solo alla fine (due misure e mezzo finali) tale hortus conclusus si squarcia verso l’acuto e infine verso il grave,con delle trasposizioni imperniate sugli stessi intervalli, e con la presenza del sol diesis centrale.

Il pianoforte adopera per lo più suoni sulla cordiera, eccitati con gli strumenti da lavoro: chiave a martello, chiave di legno con pomello tondeggiante, e soprattutto i martelletti, smontati

Quel suono mi ascolta,

zona ‘liquida’, di esasperazione dell’aspetto lubrico, di glissati, in cui tutti ondeggiano: i fiati, il pianoforte con l’’uovo’ fa grandi vibrati, il dobaci e il gong riempiti o immersi nell’acqua.

Bizantinismi.

I processi di variazione e permutazione qui attuati intendono seguire un simile disvelamento progressivo. Si tratta soprattutto di un’interpretazione con rapporti intervallari naturali, poi permutati internamente lasciando intatti gli estremi iniziali e finali delle due frasi melodiche.

La seconda parte estende il processo melodico al campo armonico; si parte da un ‘timbro-accordo’ di 5 armoniche dispari, presentato nelle sue 5! (24) permutazioni, che spostano gli intervalli verso altre fondamentali miste.

Ecco il repertorio delle armonie utilizzate:

 

Ed ecco la scala di tutti i suoni, realizzata per ogni strumento, da esercitare singolarmente e in insieme, anche con un accordatore.

 

Tale scala è il repertorio di tutte le altezze usate, è tratto dagli accordi dell'esempio precedente, e contiene tre centri di simmetria: il sol diesis centrale e due laterali, che dividono ulteriormente la 'scala' in due parti». (Giovanni Damiani da http://digilander.libero.it/gdamiani)


 

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