Opera per teatro musicale multimediale per solisti vocali e strumentali (2 saxofoni tenore e 3 percussionisti), artisti, orchestra sinfonica, elettronica dal vivo e video dal vivo. Testi e drammaturgia : Giorgio Van Straten, Andrea Molino. Commissione : Teatro Comunale di Bologna.
È un progetto internazionale in coproduzione tra il Teatro Comunale di Bologna, Muziektheater Transparant Antwerp e deSingel ad Anversa, in collaborazione con GRAME, Centre National de Création Musicale a Lione, Francia, Operadagen Rotterdam e Vlaamse Opera .
L’organico, per esteso, è costituito come deducibile dai dati forniti sul sito dell’Autore e i nomi indicano il cast della World Premiere, a Bologna, il 24 aprile 2014.
Solisti vocali: Anna Linardou (Anna) ; Cristina (Cristina Zavalloni) ;David (David Moss);Aline (Aline Goffin) ;Annelinde (Annelinde Bruijs) ;Sander (Sander De Winne)
Institute for Living Voice, Berlino
«We Are Here Here Chorus» (nel video)
Solisti strumentali: 2 sax tenori (BL! NDMAN [sax]) ; 3 percussioni (BL! NDMAN [batteria])
Symphony Orchestra (Orchestra del Teatro Comunale di Bologna)
3.3.3.3./4.3.3.1./ 3 perc. pf. / 14.12.10.8.6
Direttore : Andrea Molino
Live Electronics / Live video : Egor Krasinikov, Simone Pivi Sceneggiatore : Giovanni Iafrate Regista : Wouter van Looy Scenografia : Ief Spincemaille (WerkTank) Video : Kurt d'Haeseleer (WerkTank) Costumi : Johanna Trudzinsky Luce : Daniele Naldi Direttore del suono : Holger Stenschke Sviluppatore di sistemi interattivi : Ralf Strecker Supervisione tecnica al sistema interattivo : Max Bruckert (GRAME)
«Le caratteristiche del "bene" e del "male" sembrano ben radicate nella percezione collettiva della realtà e sono molto spesso usate nel linguaggio comune e nella descrizione e interpretazione degli eventi. La maggior parte, se non tutti, i capi religiosi li usano come dato di fatto; un certo numero di leader sociali e politici usano regolarmente l'espressione "male assoluto", ad esempio riferendosi alla Shoah; George W. Bush descrisse esplicitamente la "guerra al terrore" come "la guerra del bene contro il male"; innumerevoli altri esempi sono disponibili.
A ben guardare, sembra impossibile definire una definizione oggettiva o almeno collettivamente concordata di quelle categorie. Il bene e il male di un contesto potrebbero rappresentare un giudizio personale o soggettivo, una norma sociale o la pretesa di un valore assoluto relativo alla natura umana o uno standard religioso trascendente per quel contesto. Ma lo sviluppo di una società globale e interculturale ha messo in evidenza le contraddizioni e la reciproca incompatibilità delle diverse percezioni esistenti, mostrando come gli strumenti tradizionali utilizzati per affrontare questo problema non siano più appropriati.
Riteniamo che la possibilità di un cambio di paradigma su questo tema sia uno dei compiti più importanti che la comunità globale deve raggiungere nel prossimo futuro. Un certo numero di iniziative cruciali sono state attivate in passato: ad esempio, dopo la fine della seconda guerra mondiale, la creazione delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani sono stati tentativi di far fronte alle conseguenze schiaccianti di quell'esperienza. Più recentemente, la creazione del Tribunale penale internazionale a Den Haag può essere vista come un progetto pionieristico in questa direzione. Ciononostante, molte Nazioni, incluse alcune delle più potenti e sviluppate a livello globale, mettono ancora in discussione fondamentalmente la giurisdizione di tali entità, rivendicando la massima priorità di una competenza territoriale, in particolare in materia di giustizia e sicurezza.
Il progetto può essere diviso in due parti. Il primo intende approfondire e mettere in discussione fondamentalmente i modi tradizionali di percezione in questo campo. L'obiettivo è quello di affrontare, seguendo Hannah Arendt, "il problema fondamentale della natura e della funzione del giudizio umano": il punto critico in cui falliscono i modi tradizionali di distinguere tra giusto e sbagliato, tra bene e male; la solitudine dell'uomo in questa condizione, la necessità ultima di assumersi la responsabilità. Questo fallimento avviene precisamente nella situazione in cui questa capacità di distinguere sarebbe molto utile: quando è in gioco la definizione stessa dell'essenza della condizione umana.
La seconda parte, in particolare l'ultima scena, non intende fornire una soluzione al problema. L'obiettivo è piuttosto di dare dinamicamente voce a una moltitudine di contributi diversi, a più livelli, senza tentare di risolvere le contraddizioni; permettere che la complessità della questione sia espressa e percepita; in definitiva, per implementare e mettere in evidenza lo stato dell'arte, senza aver paura della sua complessità confusa e sconcertante. Un elemento cruciale in questa sezione sarà la transizione dalla prospettiva personale e individuale a quella collettiva.
Il titolo è tratto da "If This Is A Man" di Primo Levi: è la risposta che ha ricevuto da una guardia di Auschwitz che gli ha strappato un ghiacciolo che voleva sciogliersi per placare la sua sete. Riteniamo che questa frase sia particolarmente appropriata per il progetto nel suo complesso: da un lato, riprende il fallimento dei modi tradizionali di affrontare il problema, scartati da una serie di eventi senza precedenti; dall'altra parte, riconosce questa posizione come punto di partenza per l'elaborazione di un diverso, comune sistema di valori.
Scegliamo di implementare una drammaturgia non narrativa e non narrativa. Il flusso della performance viene così creato attraverso una sequenza continua di momenti musical-teatrali, ognuno dei quali si avvicina liberamente e in modo associativo a uno o più aspetti del tema, collegati attraverso una drammaturgia non narrativa ma lineare. Materiali diversi - testi provenienti da fonti diverse, contributi audiovisivi, collegamenti in diretta con altre località - strettamente collegati al tema principale, saranno elaborati nella drammaturgia e inseriti nel linguaggio teatrale.
In generale, non è nostra intenzione offrire al pubblico alcun tipo di "dichiarazione", in nessuna parte della performance. Il nostro compito è sviluppare un linguaggio teatrale emotivo, non verbale e immediato (cioè non mediato, diretto) che intenda essere capace di catturare l'attenzione e la percezione del pubblico su un livello associativo e intuitivo piuttosto che razionale. Un approccio specifico e innovativo alle possibilità del multimedia e delle nuove tecnologie di comunicazione è un elemento particolarmente importante. Diverse sorgenti video sincronizzate, proiettando ad esempio le immagini in diretta dalle videocamere sul palco e le webcam esterne, creeranno un contrappunto organico alla musica, al testo e alla performance teatrale. I contenuti video saranno integrati nella composizione musicale e faranno parte della partitura orchestrale.
Particolarmente importante sarà la caratterizzazione teatrale di location esterne, scelte in base alla loro rilevanza rispetto al tema principale del progetto. Contributi audiovisivi di diverso tipo, dal vivo e preregistrati, raggiungeranno la sede della performance da quelle location e verranno inseriti nella composizione musicale e teatrale. I contributi video saranno fisicamente riprodotti dagli artisti. Uno specifico software multimediale (MeRit), sviluppato da Holger Stenschke presso lo ZKM di Kalrsruhe, permetterà ai musicisti di interagire musicalmente con il materiale audiovisivo: il video diventa uno strumento.» Andrea Molino, Giorgio van Straten / ottobre 2012
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