Riferimento: Marzi, Mario
Concerto per Saxofono contralto solo & 10 strumenti (flauto, oboe, clarinetto, fagotto, marimba/glockenspiel, pianoforte, violino, viola, violoncello, contrabbasso).
«La scelta del Saxofono non è influenzata dal desiderio di creare una sorta di atmosfera "jazz", ma solo dal fatto che conoscevo bene e amo il Saxofono per averlo suonato durante la mia adolescenza.
La struttura della composizione è ciclica: si tratta di una sorta di passacaglia, nella quale una serie definita di accordi si ripete con lunghezze irregolari, dando luogo a differenti situazioni strumentali.
L'esposizione, ridondante, in cui il pianoforte espone il materiale di partenza con degli arpeggi ascendenti porta all'entrata del solista in un'atmosfera sospesa, e alla successiva tensione verso la pulsazione che è raggiunta nel corso del primo terzo del brano.
Nella seconda parte, l'armonia è più dinamica e variabile, essendo determinata dalle sovrapposizioni polifoniche degli strumenti dell'ensemble, con funzione concertante: quindi in un certo senso la dimensione orizzontale è controllata da quella verticale.
Nell'ultima parte c'è la dialettica di due principali blocchi accordali, costituiti principalmente da intervalli di quarta giusta e aumentata, che tendono a compenetrarsi vicendevolmente, e l'ultimo accordo della composizione raggiunge questa fusione.
Il linguaggio, pur tenendo conto della grande esperienza della "nuova musica" nell'Europa del dopoguerra, cerca di riattivare la "direzionalità" della narrazione musicale e lo strumentalismo, non in senso meramente virtuosistico, ma prestando attenzione all'eredità dei "gesti" e dei "caratteri" musicali dell'esecuzione strumentale, depositati anche nel vocabolario della musica contemporanea.
Il tentativo, insomma, è quello di raggiungere una fluente e naturale evidenza del discorso musicale, ma senza alcun evocativo neo espressivismo».
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