“Tecniche esecutive e di scrittura contemporanea”.
«..con la sensibilità di un musicista di rango, riesce a coinvolgere e spiegare al meglio i tanti volti di uno degli strumenti più geniali dell’età moderna, il sax che, nonostante la sua breve storia, è riuscito a diventare la voce e lo strumento inevitabile del nuovo millennio. Suoni multipli, Tremoli, Suoni vocali, Frullato, Modificazioni timbriche, Effetti con soffio, Suoni armonici, Effetti percussivi, Glissati, Quarti di tono, Variazioni di velocità, Frame notation, Respirazione circolare...»
«Il saxofono e tutti gli strumenti a fiato, hanno ampliato negli ultimi anni le loro risorse musicali: molte tecniche, che prima erano prerogativa del jazz, della musica contemporanea o peculiarità di pochi strumentisti sperimentatori sono state studiate tanto per l’aspetto compositivo (con tutta una simbologia di scrittura a riguardo) quanto nella pratica dell’improvvisazione. Note sopracute, suoni multipli, quarti di tono, variazioni timbriche, glissati, manipolazioni del vibrato, metodi di attacco e decadimento non tradizionali, effetti percussivi, suoni vocali, rumori, soffi e respirazione circolare sono solo alcune delle tecniche
oggi utilizzate che trovano anche una precisa identificazione grafica.
La storia della notazione musicale, dal XVII secolo ai giorni nostri, mette in rilievo la chiarezza sempre crescente delle indicazioni date nella partitura, al fine di indicare con precisione i suoni e le intenzioni del compositore, e la rigidità sempre crescente del compositore nei confronti dell’esecutore. A partire dal 1600 molte sono state le innovazioni che riguardano l’ambito della prassi esecutiva: articolazione, fraseggio, tempo, dinamica ecc. Beethoven per esempio compì sforzi superiori a quelli dei compositori precedenti, per dare istruzioni precise circa l’esecuzione della sua musica; Beethoven stesso fu il primo compositore che si servì regolarmente del metronomo. La tendenza a precisare nella partitura le istruzioni per l’esecuzione si rafforzò poi durante il XIX secolo e all’inizio del XX, al punto che la partitura diventa un’opera d’arte compiuta. L’esecutore diventa colui che serve a rendere la musica comprensibile a coloro che sono privi della facoltà di leggere le note, ed ogni esecuzione rappresenta una forma di corruzione rispetto all’ideale di purezza dell’opera in se. Già in alcuni pezzi di Schönberg, si trovano istruzioni precise per l’esecuzione di ogni singola nota tanto che allo stesso viene attribuita la seguente osservazione “Ho ascoltato il mio lavoro almeno una volta; quando l’ho scritto”.
Nei paragrafi successivi esamineremo alcune tra le più utilizzate tecniche esecutive e di scrittura contemporanee, individuandole all’interno del repertorio “moderno” dedicato al saxofono.» (Introduzione al testo, di Gianfranco Menzella)
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