Riferimento: Sammarco, Fabio
Quintetto di saxofoni (AAATB), a Fabio Sammarco ed ai giovani strumentisti della sua classe (Il CegliEnsemble di Saxofoni: Giuseppe Casale, Riccardo Chirico, Giovanni Brandi, Kristian Chirico, Vitangelo Nicolì).
Nato per SSATB, seguendo la tradizionale ripartizione del Quintetto d’archi, è stato contestualmente stilato per SAATB e poi AAATB, su richiesta del dedicatario, per adeguarlo alle disponibilità della sua classe di saxofono presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce (s.s. di Ceglie Messapica).
Prima esecuzione assoluta il 28/5/2023 da parte del CegliEnsemble di Saxofoni, presso il Castello Ducale di Ceglie Messapica, in occasione delle Domeniche Musicali di Anne Thomas a cura del Conservatorio Tito Schipa di Lecce sez. staccata di Ceglie Messapica (BR).
«Andrea Antonello Nacci: Quintetto n.1 per Ensemble di Saxofoni – Recensione e note
Il Quintetto n.1 per ensemble di saxofoni, in entrambe le sue varianti (AAATB e SAATB di cui parleremo più avanti) rappresenta un esempio di come sia possibile – ed a nostro avviso interessante addirittura – effettuare un’operazione mirata di analisi e recupero storiografico nel campo della musica classica contemporanea. Nelle intenzioni dell’autore esso vuole simboleggiare un percorso che attraversi una parte importante della storia della musica colta, così come la conosciamo e la studiamo oggi, attraverso la lente dei nostri tempi. Ben lontano tuttavia dal mondo delle attuali moltissime (forse addirittura troppe?) rivisitazioni o delle variazioni su tema dato care ad ogni studente del primo corso di composizione del vecchio ordinamento ma altrettanto assolutamente nobilitate da esempi più che illustri in letteratura (Mozart, Beethoven e tantissimi altri), quest’opera, suddivisa in tre movimenti, parte da premesse assolutamente classiche per attraversare sonorità tematiche ed armoniche tipicamente romantiche e terminare in un mondo sonoro di gusto ormai tardo decadente.
L’autore non è nuovo a questo tipo di elaborazioni matematico-geometriche: nella Sonata n.2 per Armonica cromatica e Sax baritono presente su questo sito ad esempio, i tre movimenti presentano un andamento progressivamente crescente, dal 120 alla semiminima del primo tempo al 110 del secondo, per terminare con il 100 dell’ultimo tempo, segno della volontà di serializzare o comunque rendere seriale in senso matematico-funzionale la progressiva decelerazione del discorso musicale intesa come sfruttamento dell’inerzia iniziale a vantaggio dell’intero percorso progettato.
Nel Quintetto in oggetto, tale serializzazione, sempre intesa come razionalizzazione storicistica del discorso, si concretizza invece nella scelta di temi che, pur essendo assolutamente originali, offrono all’ascolto le caratteristiche di precisi periodi storici sempre successivi e delle relative prassi compositive rendendole immediatamente riconoscibili anche ad un ascolto meno tecnico e attento, in modo da offrire una sorta di percorso ideale attraverso i secoli. Ma non solo: in questo lavoro il trattamento armonico del materiale è tale da presentare all’analisi, una effettiva manipolazione di polifonie e armonie tale da non corrispondere più a quello che sarebbe stato se si fosse rimasti fedeli alla lettera delle regole contrappuntistico-armoniche dei periodi di riferimento, ma da realizzare figurazioni orizzontali e verticali “sporcate” se così si vuole dire, dall’influenza dovuta al lavoro di studio e di analisi effettuato in teoria e prassi dai secoli trascorsi fino ad oggi e dalle progressive modifiche apportate dai compositori al linguaggio logico-sintattico della musica, sempre tuttavia evitando di distorcere il discorso rendendolo irriconoscibile.
Dopo un’introduzione indipendente di quindici battute di andamento moderato ma crescente nel pathos, parte immediatamente il “Vivace” del primo tema di carattere classico-barocco in tonalità di Sol minore. Questo movimento è – o vorrebbe essere - un classico andante di sonata, pur con tutte le possibili varianti alla forma canonica dovute all’influenza di tre secoli di composizione dal XVII secolo ad oggi dove, pur essendo evidente l’influenza della scuola Italiana, cominciano ad essere presenti, oltre al trattamento molto più libero del materiale tematico, alcune verticalizzazioni apparentemente molto più moderne e volutamente azzardate che offrono all’ascolto alcuni spunti che già preludono alle progressive “ingerenze” che andranno ad intensificarsi nel corso di tutto il lavoro successivo. Tutto il primo movimento, Sol minore – Sol maggiore – Sol minore, contiene in nuce quindi già gli incisi che saranno sfruttati per i successivi sviluppi dei movimenti successivi anche se, per esigenze estetico-compositive, tale lascito non sarà che limitato a raggruppamenti ritmici realizzati poi in modo totalmente autonomo.
Il secondo movimento, “Andante”, è una romanza in forma ABA nella tonalità di Do maggiore (sottodominante di Sol, tonalità di impianto del precedente movimento) modulante in Sol nella parte centrale ed il cui tema, di gusto tardo-classico o, se vogliamo, pre-romantico, viene arricchito dalla presenza di armonie estese ad accordi decisamente più moderni e di altre dissonanze la cui preparazione e risoluzione sarebbe stata difficile da accettare da chi fosse vissuto in quei tempi (e probabilmente non solo da loro). Lo stesso dicasi per la distribuzione delle parti le cui figurazioni, prese singolarmente, tendono ad un individualismo che, pur rendendo perfettamente le intenzioni del compositore nell’insieme, lo fanno in modo spesso atipico e più prossimo ai giorni nostri che non a quelli a cui nominalmente si ispira.
Il terzo ed ultimo movimento, in tempo ternario, appartiene infine al mondo della musica tardo-romantica e prelude al decadentismo che comparirà nella cadenza finale. L’andamento generale è “Moderato” ma, nel corso dello sviluppo, sarà presente uno squarcio in tempo di valzer “Allegro” di gusto quasi brahmsiano (il Brahms dei Liebeslieder quantomeno) a cui seguirà un ritorno al moderato per concludere in un ultimo “Andante” le cui armonie finali già occhieggiano all’impressionismo di Ravel.
Un’ultima nota, in conclusione, doverosa, riguardo alla formazione “variabile” di questo quintetto, così come è stato pubblicato per volontà dell’autore stesso. L’organico iniziale, AAATB, è stato scritto e dedicato espressamente al Maestro Fabio Sammarco ed alla sua classe di giovani musicisti del Conservatorio di Lecce, sede distaccata di Ceglie Messapica dall’autore Andrea Antonello Nacci come segno di un’amicizia che ben oltre la collaborazione artistica (entrambi sono impegnati in un Duo formato da Armonica cromatica e Saxofoni, dedito allo studio di composizioni originali per questa nuovissima formazione di cui esistono per adesso solo opere dei compositori Andrea Antonello Nacci e Renzo Paniccià), è testimonianza di un legame di stima ed affetto personale ormai quasi decennale, cosa davvero rarissima oggidì, me lo si consenta. La successiva versione, SAATB è stata invece, pur ferma la dedica al M° Sammarco, pensata per quanti avessero a disposizione una formazione dotata anche di Saxofono soprano.
Andrea Antonello Nacci»
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