Dramma in musica in atto unico, versione per Mezzosoprano (Calipso), Tenore (Odisseo) e tre strumenti (saxofono contralto, violoncello, pianoforte).
Testo basato su "Lo scoglio, dialogo non scritto sell'Odissea" di Leandro Carnevale.
"Dedicato a tutti coloro che, nonostante le innumerevoli difficolta non hanno mai rinunciato ad inseguire i sogni in cui credono."
«PREFAZIONE ALL'OPERA
Je Suis Odisseo.
Il brano musicale e il testo che lo accompagna, scritto da Lenadro Carnevale, traggono libera ispirazione dalla forma poetica dell’opera di Cesare Pavese “Dialoghi con Leucò” seguendo, in una nuova veste, le armonie di un ipotetico dialogo fra Odisseo e Calipso.
La ninfa Calipso offre ad Odisseo una vita immortale, purché egli rimanga con lei sull’isola di Ogigia rinunciando a tornare alla sua vita in Patria: “...abbandona il tuo passato ed i tuoi ricordi e qui vivrai una vita eterna fatta di silenzio, pace e amore (...) Ti offro un amore senza tempo, un caldo giaciglio per la notte, insaziabili passioni, giovinezza senza fine. Dimenticherai tutti i dolori del mondo. Non esisterà malattia, ne fame, ne guerra” dice Calipso ad Odisseo. Odisseo sceglie invece di ripartire, accettando così le conseguenze del destino sulla sua vita di essere mortale. Il motivo è dato da quegli stessi “ricordi” e “sogni” che alimentano il desiderio, la smania e la ricerca della felicità. Quei ricordi e sogni che, in altre parole, rendono Odisseo una persona e la sua una vita degna di essere vissuta pur nella consapevolezza della precarietà della condizione umana anzi, proprio in virtù di essa. L’immortalità, la sicurezza e la tranquillità offerte da Calipso si profilano, al contrario, come la fine di ogni desiderio e la consegna ad un’indeterminatezza senza tempo e senza storia.
Je sui Odisseo... Tutti noi siamo Odisseo e non solo perché Odisseo, nelle parole di Carnevale come in quelle di Pavese e di Omero prima ancora, si fa icona della stessa condizione umana. Tutti noi siamo Odisseo di fronte al terrorismo, alla guerra, alla violenza... Se rinunciamo a vivere la vita che vorremmo, se alziamo muri e ci isoliamo in una sterile quanto illusoria “tranquillità” avrà vinto, in ogni caso, il terrore. Proseguire il viaggio, quali che siano le mete di ognuno, nonostante l’incertezza delle acque è il solo modo che abbiamo per essere persone.» Cristina Rubano
Odisseo e Calipso
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