Per voce recitante, coro misto, strumenti popolari e orchestra (Ott, Fl, Ob, 2 Cl, C.i, Fg, 4 Cor, Trb, Trbn b, Tb.b, Sxf, Cel, 5 Perc, Zampogna, Fisa, Archi [10.8.6.6.4.]) su testi di Patrizio Trampetti e Carlo Siliotto.
«'O patrone d'o cane è fondamentalmente un divertimento per orchestra ed il tentativo di indurre negli ascoltatori una sorta di trance: la stessa che si prova ascoltando un suonatore di tamorra che ripete ostinatamente un disegno ritmico o un suonatore di launeddas o di zampogna che improvvisi intorno ad una sequenza di note sempre uguali. L' orchestra ha infinite possibilità ed è quindi in grado di variare climi, atmosfere, disegni ritmici, pur mantenendo in questa partitura l' ostinazione come uno degli elementi portanti della sua trama. Si annuncia all' inizio, dopo che la voce recitante ha raccontato la nascita del "patrone d'o cane" e si ferma con eventi diversi in diverse tonalità, mantenendo una cellula di sette misure che si presentano, si sviluppano, vivono, scompaiono, riemergono, si trasformano. La voce del solista che alla fine canterà più che una romanza un "canto a lungo" è il Virgilio di questo percorso visivo, astratto e surreale ed è contemporaneamente la portatrice di un elemento fondamentale: lo sberleffo. Allo sberleffo infatti è affidata una funzione liberatoria: all' ironia, al non prendersi sul serio, tocca il compito di far vivere questo componimento come una "pizzicata per auditorio sinfonico". La storia narrata è quella di qualunque "grande fratello", e ce ne sono tanti; l' ostinazione, lo sberleffo e la trance sono lo strumento per trasformarli da fantasmi in persone realiproprio come noi. Alla zampogna è affidato il compito di portarci in alto e di diventare parte integrante del suono dell' orchestra. Non ci sono generi, non barriere, non categorie nella musica, solo un sentire comune, dei mondi da esplorare, delle sensazioni da vivere: non contaminazione, ma integrazione. Al pianoforte è affidato il ruolo di motore insieme alle percussioni popolari (tamorre, putipù, raganelle, ecc) e anche, qua e là. il compito di tirare le somme di quanto è stato detto.Musica popolare da concerto da eseguire nei luoghi congeniali a un' orchestra. Se negli anni settanta era quasi un dovere quello di far conoscere la musica popolare del mondo ed era quasi un dovere rompere le barriere ed i preconcetti di chi la considerava una cultura di serie "B" in quanto povera e non paludata, oggi, nel duemila, nell' era della world music è forse definitivo che gli autori si approprino dei linguaggi della musica popolare per esprimere sè stessi».
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