Ensemble di flauto, clarinetto, sax, corno, due violini, viola, violoncello, pianoforte e percussioni.
Fu eseguita a Gibellina nel settembre 2002, nell'ambito delle Orestiadi.
«In Nuova opera (titolo provvisorio, per flauto, clarinetto, sax, corno, due violini, viola, violoncello, pianoforte e percussioni) si fa strada - come sottolineò Incardona - la possibilità di un «linguaggio nuovissmo che procedendo da Mahler e Webern affonda la sua radice nella profondità dell'Etnía». E ancora «di un procedere compositivo ed umano che sia realmente, secondo Kolisch, decifrato da Metzger, rivoluzione permanente come in quanto tradízione perpetua». Federico aveva maturato sempre più l'idea che il ricorso alle fonti popolari più che costituire identità forti e locali per esibire un neofolk più o meno aggiornato o contaminato, servisse ad elaborare il lutto per il danneggiamento della vita con una strategia della memoria-futuro. Questa sua attitudine rafforzava il legame con Mahler che nella musica popolare coglieva la traccia del dolore non risarcito.» (Piero Violante da "I papillons di Brahms", Sellerio, 2009)
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