Riferimento: Colombo, Eugenio
«Nel corso degli anni un certo numero di miei lavori hanno avuto in comune gli elementi costruttivi di partenza, fossero essi di mia invenzione o ricavati da pagine a me care e di provenienza disparata. Ho provato grande interesse a lavorare su questi spunti ricorrenti tentando di agire nell’elaborazione secondo strategie e intenzioni sempre nuove e giungendo a realizzazioni sempre lontanissime fra loro. Se in questi mesi Quattro parole per orchestra ha ripercorso un breve frammento melodico legato addirittura a un lavoro scritto per la conclusione dei miei studi in Conservatorio e già alla base di altri due lavori precedenti, per Lectio brevis, scritto su graditissima richiesta di Eugenio Colombo per il suo saxofono contralto, sono ritornato ancora una volta su un’altra mia idea fissa, ovvero la frase iniziale di un celeberrimo canto politico, il riconoscimento del quale si lascia alla curiosità di chi ascolterà. In questo caso, nei pochi minuti a disposizione, questo frammento viene conquistato lentamente, nota per nota, in un clima estremamente vario, ricco di digressioni umorali e quasi improvvisative. Il raggiungimento dell’ultimo suono, gridato nel registro più acuto dello strumento, porta a un rapido e fugace epilogo, in cui il canto utilizzato farebbe una sua comparsa integrale e finalmente compatta, se la sua riconoscibilità non venisse tuttavia resa problematica da continui tremoli ed erosioni timbriche impietose». ESZ News 75
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