Per quartetto (2 Cl, Sax, Pf) e ensemble a 8 (Cr, Tr, Tr.ne, Tb, Perc, Mand., Vl, Vc).
«… s’ispira a un quadro di J. Mirò, dove un astro con la sua luce intensa illumina le profondità della palude fino a rivelarne la sua vita pulsante: la superficie sempre immobile dello specchio d’acqua, squarciata, mostra la sua vita in perenne movimento e la sua faccia più inquieta prima invisibile. L’astro è incarnato dal flauto, già affiorante dallo sfondo pianistico delle prime battute, che è presenza minacciosa, talvolta accanitamente fissa su alcune altezze; al flauto si contrappone il clarinetto con le sue morbide melodie, che rispecchiano la superficie calma della palude. Le melodie del clarinetto sono spesso colorate dalla luce inquietante proiettata dall’astro-flauto; durante il brano avviene una continua lotta fra queste due forze opposte, cui il pianoforte presta voce sdoppiandosi, ora immergendosi negli abissi paludosi, ora sostenendo flauto e clarinetto in oasi di lirismo.»
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