Favola in musica su testo di Giovanni Carli Ballola per voce recitante, soprano (Peter Pan), coro femminile (s. 1°, s. 2°, c) e orchestra (2(II anche Ott.).2.2 (II anche Cl.b.).2Sxf. / 2.2.1.-. / Pere. 1°(Vibr. TIBI. P.s. P. da banda Trg. Tmb. rullante), Pere 2° (T.-t. Crot. WBI. G.C. Bng. Trg. Chimes) A. / Archi).
Prima esecuzione concertistica: Ravenna, Teatro Alighieri, 7 .3.2000 - Orchestra AFOS della Fondazione Arturo Toscanini, coro Voix du Temps, direttore Antonello Allemandi, soprano Emanuela Tesch, voce recitante Michela Rocco di Torrepadula
Prima rappresentazione: Noto, Teatro Comunale, 11.11.2000 - Orchestra del Teatro di Noto, coro Paolo Altieri di Noto, direttore Marco Balderi, soprano Susanna Rigacci, voce recitante Alessia Patrignani, regia di Filippo Crivelli.
«“Bisogna diventare adulti, è orribile restare bambini. Ma se crescere significa immiserirsi in una vita piccolo borghese, rinunciare al sogno di un’avventura che non c’è stata, ritrovarsi in un vuoto esistenziale totale, allora risalta il valore di Peter Pan che rifiuta la condizione di vita adulta.” Così Giovanni Carli Ballola spiega il senso del suo testo di ambientazione notturna, e che non si sofferma, se non per un breve richiamo iniziale, sulle avventure del “fanciullino”, privilegiando invece il momento della separazione tra il “bambino – non bambino” e il gruppo di amici che non condividono più la sua dimensione utopica e onirica. Chi va in ufficio, chi in fabbrica, chi emette sentenze: tutti sono ormai lontani dal paese-che-non-c’è, tutti si ritrovano imbottigliati nelle case di mattoni rossi tipici della middle-class inglese. Tutti lo hanno lasciato solo, perfino la madre che abbraccia un altro figlio. Lui rimane costretto in una “eterna, tremenda primavera”; sta, come suggerisce il titolo, alla finestra del mondo degli altri e dei giardini perduti.
Finale (Coro e Peter Pan)
Chi non ha ali
Invidiano gli immortali.
Chi pena e ama
e desidera, e cresce
come il grano dei campi
che neve e brina,
guazza e arsura
prova, e intanto matura.
Rapisce il vento
divisi dagli steli, verso i prati
dell’eterna, tremenda primavera
papaveri e fiordalisi.»
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