Opera da camera in un atto per soprano (la Moglie del Farmacista), tenore (il tenente Ovtiésov), baritono (il Dottore militare), basso (il Farmacista Ciornomordik), 2 flauti, oboe, 2 clarinetti (2. anche clarinetto basso), fagotto/controfagotto, sax contralto, 2 corni, 2 trombe, 1 trombone/trombone basso, timpani, 2 percussionisti, chitarra el., harmonium/pianoforte [?], archi (6.4.4.2).
La prima esecuzione è avvenuta il 19.6.1956, a Roma, presso la Sala accademica del Conservatorio di Musica di S. Cecilia per il Saggio della Scuola di Composizione di Goffredo Petrassi da parte degli interpreti Marcella Giannotti, soprano; Tommaso Frascati, tenore; Nestore Catalani, baritono; Giuseppe Marchetti, basso; Ensemble non specificato diretto da Daniele Paris.
«È notte in una piccola cittadina, la piacente moglie di un farmacista è insoddisfatta della sua vita col marito (che dorme rumorosamente sognando tutto il paese ammalato…), ma – a movimentare la serata – riceve la visita intenzionale e galante di un dottore militare e un tenente che, dopo aver acquistato senza ragione vari placebo, riescono a farle bene un po’ di vino e a farla sciogliere un po’ ma non abbastanza. Si allontanano, ma il tenente torna sui suoi passi per bussare di nuovo alla farmacia, senonché stavolta il farmacista si sveglia servendo personalmente il tenente (con scorno di questi, e ancor maggiore e amara insoddisfazione della moglie…).»
«Libretto di Enrico Panunzio e Domenico Guaccero da Anton P. Čechov. Presso l'Archivio Guaccero (L2.3/7) si conserva un insieme di 9 fogli manoscritti/dattiloscritti con tre diverse versione (l'ultima delle quali quella definitiva e musicata) del libretto, più altri foglietti di appunti. La riduzione librettistica passa in discorso diretto molti passi che nella fonte letteraria sono narrati in terza persona, e formula ex-novo alcuni passaggi; in particolare, il farmacista addormentato canta svariate parole in sogno, facendo incombere la sua presenza anche prima di svegliarsi per servire il tenente.»
«Composta nell'ambito della classe di composizione di Petrassi nel Conservatorio di S. Cecilia (scrivere una scena operistica seguendo un linguaggio personale era a quel tempo una delle prove finali per il diploma di composizione).»
«Il linguaggio non è distante da quello del Quartetto n. 1, salvo che per un’ancor più marcata evidenza degli episodi e delle figure tematiche connesse in ragione della loro valenza teatrale, e naturalmente per l’intervento della componente vocale. Occasionalmente sono riconoscibili passaggi dodecafonici, fermo restando che la serie è raramente enunciata secondo una evidente linearità orizzontale, mentre più spesso ha la medesima funzione che nel Quartetto (distribuita nel tessuto contrappuntistico, genera nuclei tematici poi amplificati); più spesso sembra riconoscersi una condotta atonale o molto liberamente tonale, con tratti che – accanto a Hindemith e Bartok – fanno qui blando riferimento all’espressionismo, anche per il frequente utilizzo dell’emissione Sprechgesang (e perfino parlata). La pièce, per i suoi toni tra il satirico e il grottesco, è imparentata con l’analogo teatro di compositori italiani quasi coevi di Guaccero (Luciano Chailly, Riccardo Malipiero, Guido Turchi) nonché, naturalmente, con gli atti unici di Petrassi (Morte dell’aria, dalla cui temperie etica si tiene tuttavia lontana). Presenta tratti abbastanza originali la strumentazione, soprattutto per l’intervento della chitarra elettrica. Sui problemi di ricostruzione dell’organico strumentale, vedi il manoscritto dellle Note ai testimoni.» (Da http://www.guaccero.lim.di.unimi.it/)
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