Per orchestra di 16 strumenti: flauto, sax soprano, sax contralto, oboe, celesta, violino amplificato, percussioni A, marimba, chitarra elettrica, percussioni B, tromba in Do, strumento elettronico (generatore di “suoni sinusoidali monodici”), violoncello amplificato, sax tenore, sax baritono, tuba [nell’ordine di inserimento nell’accollatura della partitura].
La prima esecuzione si è avuta il 28.5.1965, a Madrid, presso il Teatro María Guerrero, in occasione del 39. Festival della SIMC., da parte della Orquesta Filarmónica de Madrid, con Enrique Garçia Asensio direttore.
«Il brano è legato a '....un iter segnato', del quale (come esplicita lo stesso autore in un dattiloscritto di presentazione, redatto probabilmente in vista della prima assoluta in Spagna) ripercorre le tappe del percorso formale in senso inverso, partendo da una monodia distribuita in eterofonia timbrica tra gli strumenti.»
«La 1. parte (da monodia a linea) si apre con due battute non mensurate a ‘velocità maggiore possibile’; la 2. parte (Da linea a sfera) con due battute di 3/2 alla minima = 50, ma prosegue prevalentemente con durate libere coronate e notazione cronometrica.»
«Il lavoro consta di due parti da eseguirsi senza soluzione di continuità: I. da monodia a linea, II. da linea a sfera, intendendo così il tragitto di elaborazione di textures sonore complesso fino al ‘campo’, sfiorando anche stilemi jazzistici assunti nel percorso ‘fenomenologicamente’, senza alcuna valenza dissacrante o validante. La prima parte consta di quattro episodi (definiti ‘fogli’) a notazione mensurale ‘allargata’ (86 battute) più uno a notazione cronometrica (51 unità); la seconda (per quel che è dato indovinare) constava di soli due episodi-fogli, interamente a notazione cronometrica o a durate coronate (74 unità). La disposizione degli strumenti nello spazio esecutivo è stabilita e finalizzata al movimento spaziale della materia sonora entro la configurazione timbrica dell’ensemble, e si riflette sulla disposizione degli strumenti in partitura (dall’alto al basso dell’accollatura: dal più anteriore, il flauto, al più arretrato, la tuba). I testimoni del brano sono lacunosi (vedi schede ms. e edizione), e non permettono allo stato di disporre con completezza del materiale testuale-musicale, almeno in riferimento all’unica incisione esistente (ma effettuata alcuni mesi dopo la scomparsa dell’autore). Peraltro, anche questa – e tantomeno i testimoni esistenti – non risponde al piano progettato negli appunti, che prevedevano sia un’improvvisazione su schema (la cui collocazione nel percorso non è tuttavia chiara), sia altri tre fogli-episodi per la seconda parte, caratterizzati da regole aleatorie di ingresso degli strumenti (o di loro insieme) in relazione al materiale (è possibile un’influenza dei lavori aleatori per ensemble di Evangelisti, tutti precedenti).» (Da http://www.guaccero.lim.di.unimi.it/)
[LP • Nel mensile "La Musica" del 2.2.1985 - PAN LM002]
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