Riferimento: Domizi, Alberto Sax Chorus
Per Ensemble di 12 saxofoni (1SI, 2S, 3A, 3T, 2B, 1BS).
I, II, III movimento.
World premiere I, II : 07.09.1992, Pesaro, “Teatro Rossini”, “10th World Saxophone Congress”, Alberto Domizi: Chef d’Orchestre (Orchestre Sax Chorus).
World premiere III : 24.09.1993, Udine, “VII Festival Internazionale di Musica Contemporanea”, Alberto Domizi: Chef d’Orchestre (Orchestre Sax Chorus).
«Il lavoro muove dall'idea antica che la musica, dato l'intrinseco significato simbolico dei suoi oggetti, rappresenti spontaneamente una forma drammatica dove il segno, il gesto (la donatoniana «figura»), manifestazioni di risonanze interiori, assumono significati sindonici di massima contrazione espressiva tanto più se sottoposti ad una sorta di soffocamento espansivo. La drammaturgia si compie infatti non per manipolazioni, trasformazioni successive dei personaggi ma per la serie di situazioni che inesorabilmente li coinvolgono: vietata la Kafkiana metamorfosi i soggetti rimangono tragicamente identici, sopraffatti dall'evento (il titolo prende spunto da un dipinto del 1957 del pittore genovese Emilio Scanavino).
Composto per ensemble di Sx (precisamente 12, numero discretamente suggestivo!) è dedicato al Sax Chorus diretto da A.Domizi. I 12 elementi sono suddivisi in 3 quartetti (leggi 3 «cori») autonomi in modo da costituire i tre registri acuto, medio e grave di una sorta di tastiera ad ancia timbricamente piuttosto omogenea che si estende normalmente da LAb 1 a FA# 6. Il tetracordo omnitonico Sol, LAb, Si, DO#, più che rappresentare una vera e propria serie, costituisce una sorta di struttura intervallare di riferimento per tutti e tre i movimenti (i tre «atti») del brano. Le frammentarie e veloci catabasi iniziali, in pp e nel registro acuto di ciascun gruppo, costituiscono la condizione essenziale a cui viene sottoposto il materiale tematico costituito in gran parte da gesti strumentali come suoni vibrati , suoni campana , varie forme di accenti singoli (slap) od accordali, di flatterzunge e tremolati, sino all'afasia conclusiva della percussione con le chiavi.
Nella seconda parte il ruolo drammaticamente fondamentale di «eventualità» è svolto all'allucinato quintuplo canone di suoni multipli tra SI, i 2S, i 3A, i 3T e i 2B (canonicamente articolato all'interno di ciascun registro, ovvero a 2 voci per soprano e baritono, a 3 per contralto e tenore). Questa rigida struttura di «canone nel canone» è resa più elastica dal continuo variare della dinamica che rende possibile l'esistenza, anzi la «resistenza», degli oggetti mentre al BS (unico della famiglia al quale è impossibile sostenere suoni multipli) è affidato il gesto catabico che tenterà di farsi melos.
Il terzo tempo sviluppa una geometrica definizione dei ruoli dei tre quartetti (quasi rondò) enfatizzando il contrasto tra le figure. Al registro grave è affidato un continuum di accenti sghembi derivato dalla catabasi iniziale, condizione eventuale nelle cui fessure tenta di esistere, e di resistere, una soffocata cantabilità accordale (anch'essa derivata) affidata al secondo coro, mentre il quartetto acuto realizza plasticamente, finalmente compiuta, la figura multipla di accenti».
[CD - Nuova Musica Italiana - Ensemble “Sax Chorus”, A. Domizi/Dir. - Rara Music Worx, 2002 - con musiche di Aurelio Samorì, Riccardo Bianchini. Dimitri Nicolau, Ruggero Lolini, Lucio Ivaldi, Maurizio Ferrante]
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