Riferimento: The Bass Quartet
Brano liberamente ispirato alla Torre dell’Orologio di Brescia, dove risiedono i matti delle ore. In un’ironica rappresentazione della torre del campanile e delle sue caratteristiche scansioni orarie.
Prima esecuzione il 18 Aprile 2010, da parte del The Bass Quartet, a Cefalù, PA, presso la Chiesa di San Nicola per la Prima rassegna di Musica da Camera.
«Sembrerà strano, ma è stata la musica , nel momento stesso in cui la creavo, ad avermi ispirato il titolo e la storia. I matti delle ore non solo scandiscono il tempo meccanico dell’orologio, ma anche gli impegni delle persone. Un giorno, stanchi della solita routine, decisero di divertirsi facendo impazzire gli abitanti della città di Brescia. Come? Aumentando inesorabilmente gli appuntamenti delle persone. Ogni colpo di martello sulla campana, sferrato dai matti di rame, determinava un impegno in agenda in più che ogni cittadino doveva adempiere. Dalla loro posizione privilegiata, sopra la torre dell’orologio, nella bella Piazza della Loggia, poterono osservare questo crescendo di movimenti sempre più frenetici delle persone, che, come in un formicaio, andavano e tornavano vorticosamente, armati di valigette, cellulari, zaini, auto e tutte le strumentazioni necessarie per raggiungere un numero sempre maggiore di luoghi di destinazione, in una sempre più serrata scansione di orari prefissati… fino a raggiungere, nel momento culminante, l’inevitabile collasso. Rimasero tutti bloccati, con o senza auto, nella piazza stressati e rabbiosi… Ma, in quell’istante, i matti delle ore, che, forse, matti non erano, misero in atto la loro follia più sorprendente: assestarono due vigorosi colpi di martello sulla campana, rompendola. Ed insieme ad essa si ruppe il sortilegio che assoggettava la vita della gente alla inesorabile dittatura degli impegni presi. Gli abitanti cominciarono a ridestarsi dall’incantesimo, interrogandosi su che cosa gli fosse successo… e, in questo modo, ritrovandosi, incominciarono a parlarsi… a dialogare… e il sereno tornò nei loro volti. Scesero dalle loro auto e dalle scatole con i buchi chiamate case per, finalmente, incontrarsi nella piazza …luogo dell’anima della città: agorà dell’umanità.»
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