Ho fatto amicizia coi folletti, ciclo di quattro pezzi pedagogici per saxofono (contralto, tenore e soprano) e elettronica, commissionato dal centro di ricerca francese Art Zoyd Studios – secondo tassello di una trilogia che comprende Ecco perché ho paura dei folletti per flauto contrabbasso, video e live electronics e che sarà seguito in futuro da un ulteriore numero – è attualmente in fase di sperimentazione nella classe di saxofono del Conservatorio di Amiens. Di difficoltà crescente, i quattro brani si basano interamente sui battiti di chiave, analogamente alla prima composizione della trilogia, e sono stati di spunto per la razionalizzazione di una pratica strumentale lasciata un po’ al caso e su cui mancava sino ad ora uno studio approfondito.
ESZ News 86 02/2022
Prima esecuzione nella versione con live video il 24 maggio 2023, da parte del Syntax ensemble artist-in residence 2023-2024 (Ayako Okubo - flauto in do e flauto contrabbasso, Mario Marzi - sassofoni, Francesco D’Orazio - violino, Clara Belladone - viola, Fernando Caida Greco - violoncello, Maurilio Cacciatore - live electronics, Andrew Quinn - video in tempo reale) presso il Meet Digital Culture Center Theater, in occasione del Festival Milano Musica.
«Dopo il brano Ecco perchè ho paura dei folletti per flauto contrabbasso, video e live electronics, questo lavoro è il prosieguo di un ciclo che avrà probabilmente in futuro un altro numero. L’idea di base è sempre quella dell’uso dei suoni prodotti con i colpi di chiave da parte degli strumenti a fiato. Ragionando in profondità sulla tecnica, i risultati non sono scontati e attualmente senza studi approfonditi di genere. A seconda delle chiavi percosse e delle diteggiature adottate, il timbro di questi piccoli suoni, ingigantiti dall’amplificazione e arricchiti all’elaborazione in tempo reale, varia in maniera considerevole ma deterministica. L’uso di diteggiature non standard comporta due ordini di problemi. Il primo è di ordine semiografico: la notazione di diteggiature precise che deviano da quelle comunemente usate, come avviene per esempio per la notazione dei multifonici, è macchinosa e di difficile lettura quando più diteggiature in sequenza sono necessarie. Più i segni sono necessari alla notazione, più arduo è la loro decifrazione, il loro studio e la memorizzazione degli stessi. La seconda riguarda la conseguente variazione delle altezze ottenute. La soppressione anche di una sola chiave da una diteggiatura produce altezze che non coincidono più con quelle tradizionali; oltretutto, a seconda dell’adozione di uno strumento interamente “montato”, cioè, provvisto di imboccatura, collo e corpo o di solo una parte di esso, i risultati ottenibili sono diversi tra loro. Si tratta spesso, in luogo di strumenti parzialmente montati, di scale non temperate su cui uno studio approfondito non è mai stato fatto eppure esso è univoco su tutti gli strumenti dello stesso tipo indipendentemente dal materiale di costruzione e dalla marca, pertanto una loro formalizzazione è possibile. Scoprire che uno strumento possa basare la sua fisiologia su una scala non temperata può essere per un compositore un grande spunto. L’occasione di questo studio sono dei pezzi a carattere pedagogico, cioè pensati per i più piccoli, e questo rende l’impresa ardua ma avvincente. I quattro pezzi, i primi due per saxofono contralto, il terzo per saxofono tenore e il quarto per saxofono soprano, tutti con elettronica, sono pensati in ordine crescente di difficoltà per i cicli di studio dal primo al quarto, secondo la classificazione accademica dei percorsi in vigore nei conservatori francesi. La difficoltà delle combinazioni cresce con l’aumentare dell’età dei giovani esecutori, cui è dato modo di scoprire un lato del loro strumento nascosto ma giocoso, divertente e più simile alla trasformazione di uno strumento a fiato in uno strumento a percussione. Il titolo allude quindi sia all’atmosfera ludica dei brani sia alla presa di coscienza del sottoscritto delle possibilità compositive date da questo genere di tecniche sulla famiglia dei saxofoni (per quelli qui usati, dato che studi aggiuntivi serviranno per estendere le medesime tecniche ai saxofoni di taglia diversa rispetto quelli previsti in questi lavori). Un ringraziamento speciale va al saxofonista Serge Bertocchi, ideatore di questo progetto e tramite sia verso la sua classe di saxofono al Conservatorio di Amiéns, sia per la commissione di Art Zoyd Studios». ESZ 84 06/2021
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