Trio dionisiaco per flauto, sax alto e pianoforte.
La composizione è un omaggio all'ebbrezza del mondo dionisiaco, alle danze travolgenti, alla sensualità e alla giocosità dell'anima. Qua e là emerge una delicata componente apollinea, rivelandone l'altro lato già materialmente presente nella strumentazione (il timbro solido, potente e tellurico del saxofono contrasta per natura con quello più trasparente ed etereo del flauto). Ma anche nei territori di Apollo l'atmosfera è sempre sottilmente scossa da Dioniso, finché il primo non si arrende definitivamente alla forza propulsiva del secondo: nel finale la frase melodica più delicata del brano, intonata dal flauto nella prima parte, è ripresa con forza dal pianoforte, accompagnato da cluster bassi e circondato e fagocitato dai movimenti frenetici degli altri strumenti. L'istinto selvaggio ha prevalso sulla ragione. La danza dionisiaca finisce per dissolversi in un ambiente musicale mai esplorato prima nel pezzo: suoni di arpa, folate di vento e vibranti armonici in lontananza, un'atmosfera vergine e pacifica che evoca un mondo perduto.
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