«Il brano è stato concepito come il logico svilupparsi delle idee musicali che ne sono alla base, idee che quindi non sono identificabili subito con questo o quel gruppo di altezze, ma che al contrario si attuano solo attraverso il continuo divenire della musica, cioè arrivano ad una definizione completa gradatamente nel corso del brano.
Formalmente diviso in due parti nettamente contraddistinte e caratterizzate, la prima mette subito in evidenza i materiali musicali che saranno il punto di partenza per lo sviluppo dell'opera: al pf un breve inciso melodico ripetuto variamente, in modo da formare un fitto strato sonoro in cui esso stesso finisce col perdere d'identità; al Saxofono una specie di melodia, ma in realtà un semplice salto di intervallo di settima più una seconda, iterati più volte.
Organizzato ritmicamente a coppie di pulsazioni una corta e una lunga, il pezzo si svolge in una evoluzione continua dei materiali su indicati, fino ad arrivare alla seconda parte dove alla polifonia della sezione precedente, pur complessa ma comunque sempre fatta da linee sovrapposte, subentra una scrittura accordale. All'inizio questa appare appena accennata da raddoppi all'ottava, successivamente è più evidente e complessa, specialmente quando intervengono nel Saxofono anche i suoni multipli, espressione massima della compresenza di più suoni strettamente correlati tra di loro.
Il brano si chiude in un'atmosfera rarefatta, in cui risuonano per l'ultima volta i salti di settima tra gli esili accordi del Pianoforte».
Diade (Stralcio)
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