Per viola, clarinetto in Sib, saxofono baritono in Mib, flicorno in Sib e pianoforte
NB: nei dettagli gli strumenti indicati sono: viola, clarinet in Bb, baritone saxophone in Eb (+alto sax (in Eb)), flugelhorn in Bb (+tpt (in C)), piano.
«I ricorsi storici e l’assurdità di certi comportamenti umani che ritornano ciclicamente offrono l’input a questa composizione che prende volutamente il titolo dall’omonima poesia di Gianni Rodari. Essa scaturisce, infatti, dall’urgenza di una riflessione sulla contemporaneità e sulle tragiche ricorrenze storiche.
La partitura è suddivisa in sezioni: ognuna di esse rappresenta simbolicamente un momento del giorno,
Day, Night, Neither day or night.
La performance musicale si sviluppa come una narrazione onirica: il procedere del discorso sonoro è accompagnato dall’alternarsi di luce e buio, rappresentazione dell’avvicendarsi tra il giorno e la notte. La ripetitività ossessiva di pezzi sonori crea un’atmosfera allucinata e traduce musicalmente l’alternarsi tra
Light e dark; il clarinetto sembra evocare il suono martellante di una sirena.
Il succedersi tra luce e buio, Day e Night, è intervallato da un nuovo momento musicale
Neither day or night che costituisce la parte centrale della composizione e il suo sviluppo, concitato e nervoso. Al pianista la partitura chiede anche di prestare la sua voce per comunicare un messaggio sempre attuale e urgente: “Greed has poisoned men’s souls, has barricaded the world whit hate [...]”. È l’incipit del celebre discorso di Charlie Chaplin ne Il Grande Dittatore (1940) che viene rievocato con urgenza dalla partitura divenendo parte della narrazione musicale.
La composizione si chiude ciclicamente con la riproposizione di alcuni frammenti delle sezioni precedenti, in parte mutati, ma riconoscibili, che si smaterializzano gradualmente fino a sparire in una rarefazione progressiva dei suoni. Tutto viene demolito e rimane soltanto l’eco lontana del clarinetto su cui si staglia nitidamente la voce del trombettista che imprime un sigillo netto e univoco al brano: “Ci sono cose da non fare mai, / né di giorno né di notte, / né per mare né per terra: / per esempio, la guerra”.
Segue buio e silenzio, emblematica rappresentazione della distruzione, ma anche speranza di un nuovo catartico inizio: “Stiamo uscendo dall'oscurità verso la luce [...] dove l'uomo si eleverà al di sopra del proprio odio, della propria avidità e brutalità”.»
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