Brano commissionato da “ Wittener Tage für Neuekammermusik” di Koln nel 1998 e revisionato nel 2004.
DELLO STRALCIO…, II movimento, batt.115/120 è una pagina della partitura, dal basso: Baritono Tenore Alto Tenore (leggono come è scritto)
«αγχιβασιην, frammento Eracliteo (A 110 Colli, D.K. I 178) di una sola parola, rimasto sospeso per assenza del come e a che cosa avvicinarsi, richiama un’immagine spazio-temporale: l’esistenza di un luogo e il tempo sottinteso per raggiungerlo. Il quartetto ne propone un’interpretazione indicando, oltre ad un luogo dello spazio acustico, lo spazio contenuto in quel luogo, spazio in cui anche la relazione con il tempo si modifica. Più in generale questa interpretazione vorrebbe rimettere in discussione la perentorietà della differenza intesa come contrasto, andare/restare, prima/dopo, pieno/vuoto, presenza/assenza etc., esplorando il mondo non dei contrasti ma fra i contrasti, non delle evidenze ma fra le evidenze.
Il pezzo parte dunque, ma anche rimane e arriva, da/in/ad un’evidenza che è il riferimento essenziale senza il quale sarebbe qui impossibile percepire trasformazioni e differenze: l’emozione del suono, l’emozione di partecipare attivamente come produttori e/o risonatori al diffondersi di una vibrazione; emozione vicina credo, a quella delle prime voci che si riunivano in uno spazio risonante, esterno si ma soprattutto interno, vicina all’origine di quel cantare, al senso più ampio a cui costantemente richiamava. Ho provato ad entrare in questa emozione attraverso un processo di avvicinamento sul posto (sur place), senza colpi di scena, affidandomi completamente alla forza che l’emozione ha di autosostenersi.
In tre parti, una dopo l’altra, una dentro all’altra:
Le 4 bocche dei sax sono state pensate come 4 accessi ad un altro spazio oltre quello visibile, uno spazio che fra loro internamente le collega: un mondo dentro al mondo, come la fisica più recente sta studiando e del quale già la Chandogya Upanishad (ca 600 a.c.) già ci indicava il cuore, “risonante senza percussione”.
Tradotto in tecnica strumentale questo altro spazio è forse l’ambito complesso delle diteggiature non convenzionali, quelle che oltre a modificare la lunghezza del tubo lo sdoppiano o triplicano asimmetricamente aggiungendo fori non consequenziali; diteggiature che creano nodi ulteriori nella colonna d’aria vibrante producendo così, in uno strumento monodico, sovrapposizioni di altezze risultanti, distanze compresenti. Un mondo instabile, inizialmente imprevedibile e in parte ancora incontrollabile, all’interno del quale muoversi spaventa: uno spavento antico, l’inclassificabilità, che passando per l’enigma e il labirinto ha generato fra gli altri l’eterno ritorno e i differenti concetti d’infinito.
Ho provato a cercare delle costanti lì dentro, poi fra quelle ad azzardare dei ponti e dai ponti, ascoltando/osservando, l’intrico mi è sembrato localmente dipanarsi: di quelle aperture avvicinamento vorrebbe essere testimone.
Ogni labirinto nasce per custodire un segreto; fra l’entrata e l’uscita c’è un enorme spazio di risonanza in cui tutto si fonde e la complessità del passaggio incline a disperderci. Uscire dal labirinto, anche solo una volta, anche solo parzialmente, potrebbe voler dire ritrovare l’Aperto senza venirne annullati:
ma cosa c’entra tutto questo con la musica ?
cosa c’entra la musica con il mondo ?
cosa c’entra il mondo, lo spazio/mondo, con l’Aperto ?
Die Blumen gibt es,
Nicht von Erde gezeugt, von selber
Aus lockerem Boden sprossen die,
Ein Widerstrahl des Tages, nicht ist
Es ziemend, diese zu pflucken,
Denn golden stehen,
Unzubereitet
Ja schon die unbelaubten,
Gedanken gleich,
(Vi sono fiori,
non generati dalla terra,
scaturiti da un suolo rarefatto,
raggi riflessi del giorno,
e non sono da cogliere,
sono d’oro,
impreparati,
così senza foglie,
come pensieri,)
da Tinian di F. H.»
Avvicinamento (Stralcio)
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