Compiuti gli studi classici e qualche anno di università nella sua città, nel 1969 si è trasferito a Roma e, nel 1977, a Milano. Dal 1983 risiede in Umbria, a Città di Castello.
Talento precocissimo e autodidatta, ha iniziato a comporre a 12 anni grazie alla guida di Antonino Titone. In seguito ha studiato con Turi Belfiore e si è avvicinato a Franco Evangelisti.
Ha vinto numerosi premi internazionali e fra i più recenti: Prince Pierre de Monaco (2003) e il prestigioso Premio Internazionale Feltrinelli (2003). Inoltre, è il primo vincitore del nuovo Musikpreis Salzburg (2006), il premio internazionale di composizione recentemente istituito dal Land di Salisburgo. Nel 2008 il Festival di Salisburgo gli ha dedicato una rassegna in 15 appuntamenti di teatro e concerti. Nel 2012 la BBVA Fondation gli ha conferito il Premio Frontiere della Conoscenza 2011 per la musica contemporanea.
Ha composto per: Teatro alla Scala, Accademia di Santa Cecilia, RAI, Maggio Musicale Fiorentino, Biennale di Venezia, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Carlo Felice di Genova, Arena di Verona, Operà National de Paris, Staatstheater Stuttgart, Oper Frankfurt, Nationaltheater Mannheim,Wuppertaler Bühnen, Concertgebouw Amsterdam, London Symphony Orchestra, Suntory Hall Tokyo; per i festival di: Domain Musical di Parigi, Schwetzingen, Donaueschingen, Lucerna, Witten, Salisburgo, New York, Wien Modern, Wiener Festwochen, Ensemble Intercontemporain, Berliner Festspiele Musik Biennale, Holland Festival, Alborough, Festival d'Automne di Parigi, Ultima di Oslo, Beethovenfest di Bonn.
Vastissima la discografia delle sue opere, che conta più di 100 CD, editi dalle migliori etichette in ambito internazionale, più volte segnalati e premiati. Ha pubblicato con Ricordi dal 1969 al 2004; dall’anno seguente l’esclusiva delle sue opere è passata a RAI Trade.
Accademico di Santa Cecilia (Roma), Accademico delle Belle Arti della Baviera e Accademico delle Arti (Berlino), Laurea honoris causa in Musicologia Università di Palermo, fra gli ultimi premi conferiti a Sciarrino vanno citati: Prince Pierre de Monaco (2003); Premio Internazionale Feltrinelli (2003); Musikpreis Salzburg (2006), premio internazionale di composizione istituito dal Land di Salisburgo; Premio Frontiere della Conoscenza per la musica (2011) della BBVA Fondation; Premio Una vita per la musica (2014) Teatro La Fenice - Associazione Rubenstein di Venezia.
Oltre che autore della maggior parte dei libretti delle proprie opere teatrali, ha una ricca produzione di articoli, saggi e testi di vario genere; alcuni sono stati scelti e raccolti in Carte da suono, CIDIM – Novecento, 2001. Di rilievo il suo libro interdisciplinare sulla forma musicale: Le figure della musica, da Beethoven a oggi, Ricordi 1998.
Fra il 1978 e il 1980 è stato Direttore Artistico al Teatro Comunale di Bologna. Ha insegnato nei conservatori di Milano (1974–83), Perugia (1983–87) e Firenze (1987–96). Parallelamente ha tenuto corsi di perfezionamento e masterclass; da segnalare in particolare quelli di Città di Castello dal 1979 al 2000 e i corsi alla Boston University. Negli ultimi anni ha tenuto corsi di alto perfezionamento di Composizione presso l' Accademia Chigiana di Siena.
Nel 2017 è prevista la prima esecuzione assoluta di Ti vedo, ti sento, mi perdo, opera commissionata dal Teatro alla Scala di Milano e dalla Staatoper di Berlino.
• «Salvatore Sciarrino si vanta di essere nato libero e non in una scuola di musica. Ha cominciato a comporre dodicenne, da autodidatta; primo concerto pubblico, 1962. Ma Sciarrino considera apprendistato acerbo i lavori anteriori al 1966, perché è allora che si rivela il suo stile personale. C’è qualcosa di veramente particolare che caratterizza questa musica: essa induce un diverso modo di ascoltare, un’emozionante presa di coscienza della realtà e di sé. Si tratta di una squisita rivoluzione musicale: al centro viene posto non più l'autore o la partitura bensì l'ascoltatore.»
• «Il quartetto di sassofoni è una formazione incredibilmente omogenea fra tutte e duttile, nata oltre cent'anni fa, tuttavia di rado impiegata al di fuori del jazz e dunque ancora da esplorare.
Dalla scuola francese, recentemente è fiorita una scuola italiana di sassofono e la qualità tecnica degli strumentisti si è molto alzata. Nel frattempo in tutta Europa ha cominciato a costituirsi un repertorio cameristico originale intorno ai vari organici possibili con tale strumento. Io stesso ho scritto “La bocca, i piedi, il suono”, lavoro di ampie proporzioni destinato a una compagine inconsueta, ovvero: quattro sassofoni contralti solisti più, ad libitum, cento sassofoni in movimento, di ogni taglia.
È stata proprio la difficoltà di mettere insieme qualcos'altro con questa composizione ad avvertirmi di una certa mancanza d'identità di cui soffre il quartetto di sax, non potendo attingere, al pari di qualsiasi altro strumento, a un proprio repertorio anteriore al romanticismo. Perciò ho voluto portare un contributo vero a risolvere il problema del repertorio, a parer mio centrale, e ho pensato non tanto a singole composizioni, bensì a cicli. Per l'esattezza ho concepito due metà di programma, cui ho incluso alcuni brani con funzione di bis. Questi mezzi-concerti mi sembrano ideali da accostare a piacere una metà contemporanea, sia mista, sia unitaria.
La prima proposta si chiama “Pagine”, un'antologia aperta su secoli e generi diversi. Monografica la seconda: “Canzoniere da Scarlatti”, omaggio a un artista troppo malnoto rispetto alla generosità che ci riserva.
Nell'assortire i pezzi ho evitato gli aspetti stereotipi, anzi ho puntato verso l'inesauribile modernità degli antichi maestri, cosa che oggi va di moda ignorare sfacciatamente.
Mentre per condurre Bach entro il quartetto di sax bastano semplici adattamenti (già praticati da numerosi gruppi), per gli altri autori ho dovuto ingegnarmi e sempre tendere a un suono globale non fisso, cangiante anche a costo di una certa difficoltà esecutiva.
In Gesualdo ho chirurgicamente ridotto il numero delle voci da 5 a 4, però senza perdere la simmetria delle imitazioni canoniche. Ugualmente per Mozart ho preferito inseguire uno stile ineccepibile, come se la trascrizione fosse destinata a un quartetto d'archi.
Cole Porter a sua volta, per stare vicino a Mozart, viene spogliato e raffreddato, in modo che risalti quasi soltanto il superbo arco melodico e la perfezione formale.
Le due cacce anonime dell'Ars Nova fanno da spunto per trattamenti radicali: inavvertibili interferenze timbriche la prima, irrompere di suoni tra loro disparati, perfino percussivi, la seconda, così traducendo quanto elencava il testo cantato nell'originale.
Gershwin, un musicista dalla doppia anima, fa occhiolino all'espressionismo, ma è spazio ibrido alle evocazioni (il contrabbasso pizzicato, per esempio, vecchio compagno dei sax nelle band all'americana).
Scarlatti infine. Ha richiesto una strategia a sé, ambivalente: decisamente novecentesca come gusto pur se i criteri distributivi e l'equilibrio delle parti risultano di un classicismo distillato.
Non ho la pretesa d'aver detto tutto e lascio posto per gli amici, alle cui nozze col sassofono la mia fatica è dedicata.»
• La prima esecuzione pubblica di un’opera di Sciarrino risale all’età di 15 anni in occasione della IV settimana internazionale Nuova Musica di Palermo. L’autore però considera puro e acerbo apprendistato tutto il lavoro svolto fino al ’65.
• Interviste:
- Salvatore Sciarrino - Della composizione: 1) l'invenzione di un mondo sonoro
- Marco Angius sulla musica di Salvatore Sciarrino
- È anche godibile l’Incontro con Salvatore Sciarrino nell'ambito del 60. Festival Internazionale di Musica Contemporanea. Introducono Oreste Bossini e Marco Angius
- e anche Intervista a Salvatore Sciarrino, Premio Frontiers of Knowledge in Music
Nella tua zona non abbiamo trovato un riparatore. Per segnalare un riparatore premi qui