Inizia gli studi musicali giovanissimo con diversi maestri. Nel 1948 entra nel coro delle voci bianche del Teatro alla Scala studiando con Norberto Mola e Vittore Veneziani partecipando a diverse opere del repertorio classico, sotto la direzione dei Maestri Toscanini e Gavazzeni. Dall’inizio degli anni sessanta, parallelamente alla carriera concertistica come cantante lirico (baritono), inizia gli studi di composizione in ambito tonale, con i Maestri Sergio Massaron e negli anni '70 studia con Manfredi Argento, direttore d'orchestra. Avvia anche lo studio della vocalità operistica con Renata Carosio, insegnante di perfezionamento al Teatro alla Scala, questi studi gli hanno permesso negli anni seguenti di produrre anche opere nell'area vocale.
All'inizio del 2000, partecipa ad un concorso di composizione in forma di musica contemporanea presso l'Accademia Internazionale di Musica di Milano presso Villa Simonetta, e dal 2001 ad un corso triennale di perfezionamento con Alessandro Solbiati in composizione di musica contemporanea presso il Conservatorio G. Verdi di Milano. Partecipa poi ad una masterclass con il violoncellista Dindo e una in composizione con Marco Stroppa.
Durante gli studi si impegna producendo varie sonate per pianoforte, notturni, divertimenti ed una suite per pianoforte e due soprani da favole di Fedro e la sua produzione di opere si riferisce a brani musicali sia strumentali che vocali. Dal 2003 ha iniziato a produrre opere di musica contemporanea con vari organici strumentali, duetti, trii, quartetti, quintetti e così via fino a trittici concerti per pianoforte e orchestra, di titoli "Caos", "Nebulosa" e "Materia". Queste composizioni sono state pubblicate nel 2011/2012.
Sue composizioni sono state eseguite al Conservatorio di Napoli, al Conservatorio di Avellino, da prestigiosi interpreti, al clarinetto Gaetano Russo, dall'orchestra dell'orchestra Scarlatti da Napoli, dal violino Francesco Solombrino, dal violino Gabriele Pieranunzi, dal corno Ricardo Serrano, dal pianoforte Simonetta Tancredi, dal Sassofono Nicola Cassese. Alcune altre composizioni sono state eseguite a Milano nella casa di riposo per musicisti G. Verdi, e per gli amici di Loggione del Teatro alla Scala, con artisti di rilievo come il violinista Eriko Tuschihashi, Antonio Mastalli, Duccio Beluffi, il violoncellista Yuriko Mikami, Alexandre Zyumbrovskiy, Viola Elena, Faccani e Christof Emanuel Langheim, contrabbasso Andrea Sala, al piano Simonetta Tancredi, al flauto Alessandra Giura Longo.
Al Conservatorio di Napoli è stato sviluppato un laboratorio di musica contemporanea in cui ha partecipato al fianco di Teresa Procaccini. Nel 2010, presso il Museo Archeologico di Napoli, si è svolto un festival pianistico dedicato al bicentenario della nascita di "Chopin e Schumann", dove le sue Suites pianistiche "delle dissonanze" sono state eseguite con grande successo di pubblico e di critica.
Negli ultimi anni ha lavorato e collaborato con la docente di musica da camera Tancredi del Conservatorio Corelli di Messina. In quest’ambito ha iniziato una nuova produzione di musica da camera contemporanea prevalentemente con lavori per pianoforte, trio d’archi, flauto, sestetti per fiati e pianoforte.
«IL MIO PENSIERO MUSICALE
Dal mio punto di vista, un'idea musicale trae origine da diversi aspetti: il linguaggio musicale, la prevalenza armonica, dove la melodia emerge da armonie complesse e immagini sonore fluttuanti, diventando così un'architettura astratta in continua evoluzione e sviluppo. Un altro aspetto della mia composizione musicale è di immaginare una serie di frasi musicali di lunghezza limitata, che alla fine convergono alla chiusura, che non è sempre lineare. A causa di questa scelta, la mia musica richiede un ascolto molto accurato, perché tali architetture complesse, di volta in volta, dispiegheranno un'ampia varietà di immagini sonore, che non sono facilmente identificabili in un primo ascolto; suggerisco quindi di ascoltare la mia musica più di una volta. Per gli artisti: la mia forma musicale consente un certo grado di libertà mentre la interpreto, e l'apparente rigidità formale non dovrebbe impedire un'interpretazione personale che, di volta in volta, può cambiare nel performer. I miei lavori per pianoforte sono il compendio di ciò che è stato appena spiegato; per gli ensemble più complessi, fino alle opere orchestrali, suggerirei di non lasciare prevalere il solfeggio nell'esecuzione, ma di far emergere la complessità della narrazione ritmica / sonora, cancellandola da tutte le sovrastrutture accademiche. Il direttore d'orchestra dovrebbe richiedere un'esecuzione che sia in linea con il mio pensiero musicale, specificando che, quasi sempre, la base formale è il contrappunto fugato, e richiamo anche l'attenzione sull'uso della forma medievale di cantus firmus. C'è quindi un uso rilevante degli strumenti a percussione, anche con gli interventi da solista, e non solo con la funzione di seguire gli schemi armonici, che è tipico del classicismo. Spero che queste brevi note siano di aiuto a tutti.»
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