Appartenente ad una famiglia di musicisti che con lui avrebbe vantato la quinta generazione, iniziò gli studi musicali con lo zio Fortunato Magi e successivamente con Carlo Angeloni, entrambi ex allievi del padre, morto quando Giacomo ha poco più di cinque anni, al Conservatorio di Musica di Firenze. Seguendo le tradizioni familiari, diventa fanciullo cantore (1868), quindi organista (1872); e in questa veste è attivo anche come precoce compositore.
Avviatosi ad una intensa attività di organista, strumento per cui scrisse le sue prime composizioni. Nel 1874 è ammesso all’istituto Musicale Pacini di Lucca, e due anni dopo scrive il Preludio a orchestra ma, dopo aver assistito a una rappresentazione di Aida di Verdi, decise di abbandonare l'organo e la musica da chiesa per dedicarsi interamente alla composizione di Opere. Nel 1880 si congeda da Lucca con una Messa di gloria che riceve un’ottima accoglienza e nel novembre si trasferisce a Milano per sostenervi l’esame di ammissione al Conservatorio, dove ebbe come insegnanti Antonio Bazzini, soltanto per poco più di un mese, e Amilcare Ponchielli.
Nel luglio 1883 conclude gli studi facendo eseguire come saggio finale il Capriccio sinfonico, diretto da Franco Faccio, che viene molto ben giudicato.
In ottobre l’editore Sonzogno pubblica la melodia per canto e pianoforte Storiella d’amore; nello stesso periodo lavora a un’opera in un atto, Le Willis, su un libretto di Ferdinando Fontana che ha ottenuto grazie all’interessamento di Ponchielli, e con quest’opera partecipa al primo Concorso Melodrammatico organizzato da Sonzogno. L’opera non viene premiata ma, grazie all’ aiuto di alcuni amici (fra cui Ponchielli, Fontana, Arrigo Boito e Giulio Ricordi), viene rappresentata il 31 maggio 1884 al Teatro Dal Verme di Milano, ottenendo un grande successo. Ricordi la acquista e dà all’autore, che torna a Lucca, l’incarico di scriverne un’altra.
Avuto il nuovo libretto di Fontana, Edgar, una storia a fosche tinte la cui trama ricorda quella della Carmen, ne inizia la stesura musicale con poca convinzione: nel frattempo (estate 1886) si è trasferito a Monza. Edgar va in scena a Milano (Scala, 21 aprile 1889), ed è un insuccesso, del resto largamente previsto dall’autore e dall’editore, il quale tuttavia conferma la sua fiducia al compositore.
Sono momenti difficili per Puccini, che nel frattempo si è stabilito a Milano, e pensa a nuovi soggetti: la Tosca di Sardou e la Manon Lescaut di Prévost. Viene scelto quest’ultimo soggetto, malgrado il rischio di un pericoloso confronto con l’acclamata opera di Massenet e, nel 1890, dopo un faticoso lavoro di collaborazione fra Ricordi, Leoncavallo, Domenico Oliva e Marco Praga, il libretto è pronto e può iniziarne la composizione nella nuova casa di Torre del Lago. Ma prima che l’opera possa dirsi compiuta (autunno 1892), il libretto deve essere sottoposto ad ampi rifacimenti, affidati a Luigi Illica con la consulenza di Giuseppe Giacosa. Il primo febbraio 1893 il trionfo di Manon Lescaut pone fine a un lungo periodo di incertezze.
Pochi mesi dopo Puccini sceglie la Vie de Bohème di Murger, e il libretto viene affidato ancora a Illica, con la collaborazione di Giuseppe Giacosa. Il lavoro con entusiasmo e perplessità, copre tutto il 1894 e il 1895. E solo il primo febbraio successivo La Bohème ha il suo battesimo a Torino: con un tiepido successo, che va però facendosi imponente nel corso delle repliche. Intanto è spesso in viaggio, a seguire esecuzioni di sue opere (Madrid per Edgar, ad Amburgo per Le Villi, Vienna e Parigi dove nel 1898 presenta La Bohème).
La ricerca di un nuovo soggetto per l’opera successiva diventa una delle principali preoccupazioni e riaffiora il progetto di Tosca, affidata alla ben collaudata esperienza di Illica e Giacosa. L’elaborazione librettistica è ancora una volta molto sofferta, anche per le perplessità dell’editore e di Giacosa, e per lo sforzo di adeguarsi alle esigenze di Sardou. Anche il primo contatto del pubblico con Tosca (Roma, 14 gennaio 1900) non è esaltante, ma bastano pochi mesi perché la nuova opera entri anch’essa nel repertorio dei maggiori teatri europei. Nel luglio 1900 vede a Londra il dramma di Long e Belasco Madame Butterfly: soggetto che viene scelto per la successiva opera. Sono sempre al lavoro Illica e Giacosa, alle prese con le solite perplessità; ma la lentezza con cui si procede questa volta è causata anche da un grave incidente automobilistico (febbraio 1903), che provoca a Puccini la frattura di una gamba e una convalescenza particolarmente lunga. La prima versione di Madama Butterfly, in due atti eseguiti a Milano (Scala, 17 febbraio 1904) è un clamoroso insuccesso; ma dopo solo tre mesi la ripresa di Brescia, in tre atti, con alcune modifiche e ampi tagli, decreta il successo dell’opera.
Ora si riparla di Maria Antonietta, e di un trittico su racconti di Gorkij. Intanto viaggia a Londra e ha un lungo soggiorno a Buenos Aires (1905). Poi è la volta di New York (1907), dove Puccini ha occasione di vedere un dramma di Belasco, che sarà alla base della nuova opera La fanciulla del West. I librettisti questa volta sono Carlo Zangarini e Guelfo Civinini. e la prima rappresentazione ebbe luogo, con un successo caloroso, al Metropolitan di New York (10 dicembre 1910).
Con la morte di Giulio Ricordi (6 giugno 1912) finisce il più intenso periodo creativo di Puccini, che ora è attratto dall’idea di una collaborazione con D’Annunzio, e torna a pensare a una serie di tre atti unici. Su tutti questi progetti prevale tuttavia la sostanziosa offerta viennese per un’operetta, che sarà poi La rondine, scritta da Giuseppe Adami e destinata all’editore Sonzogno: nata negli anni di guerra, in mezzo a molte perplessità, la nuova opera viene rappresentata a Montecarlo il 27 marzo 1917, e non avrà mai vita facile, malgrado le vistose modifiche cui verrà sottoposta.
Nel frattempo ha preso corpo il cosiddetto “Trittico”, comprendente Il tabarro scritto da Giuseppe Adami, e due testi di Gioachino Forzano, Suor Angelica e Gianni Schicchi; il trittico va in scena il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York.
Turandot è il nuovo soggetto che sceglie all’inizio del 1920 e che affida all’elaborazione librettistica del ben collaudato Giuseppe Adami, cui si unisce l’esperienza teatrale di Renato Simoni. È un lavoro che lo impegna per vari anni anche perché soffre di disturbi alla gola che nell’ottobre 1924 saranno diagnosticati come cancro. Verso la fine del 1923 la Turandot è quasi compiuta, ma ancora manca il duetto finale, il cui testo viene faticosamente rielaborato. Mentre sono in corso ritocchi e rifacimenti, nel settembre 1924 prende accordi con Toscanini per la prima rappresentazione dell’opera, prevista per l’aprile seguente, ma il 4 novembre, con il duetto finale non ancora composto, parte per Bruxelles, dove viene ricoverato in una clinica per un intervento alla gola fissato per il 24 ma muore il 29 novembre 1924.
RIFERIMENTI:
••• http://www.intoscana.it/site/it/articolo/Giacomo-Puccini-la-vita-del-maestro/
••• http://semprelibera.altervista.org/giacomo-puccini/turandot/turandot-trama-dellopera/
Leggi il libretto:
Turandot, libretto completo di Giuseppe Adami e Renato Simoni
••• http://giacomopuccini.altervista.org/opera-turandot.html
••• http://semprelibera.altervista.org/giacomo-puccini/turandot/turandot-scheda-dellopera/
••• http://cultura.biografieonline.it/riassunto-turandot/
••• L’ORIENTALISMO DI GIACOMO PUCCINI a cura di LUCIANA DISTANTE Volume n. 6 Allegato alla rivista ASSODOLAB - Anno XIV n. 3 del 20.12.2013.