Francesco Giannini su http://www.gioiadelcolle.info del 21 luglio 2008.
«Il nome di Carmelo Preite è legato a doppio filo a quello di Gioia del Colle.
La prima volta che si parla di lui a proposito di Gioia è il 12 luglio 1924, giorno in cui il nostro Concerto Musicale Municipale partecipa al Concorso bandistico di I° categoria a Venezia.
In quelle circostanza il Maestro Preite, in qualità di maestro della Banda di Venezia, era uno dei cinque membri della Giuria, che decretarono la vittoria del Complesso Musicale gioiese.
Lo ritroviamo legato a Gioia nel 1932, allorquando il Direttore amministrativo del Complesso musicale gioiese, Girardi, si reca a Bologna per contattarlo sulla sua disponibilità a dirigere la Banda.
Nasce a Presicce (Lecce) il 14-2- 1866. All'età di 8 anni, dopo l'esecuzione di un "pezzo variato" per tromba in un paese del Capo di Leuca conosce la prima gioia del consenso delle folle.
Era talmente bravo che a 12 anni vince uno dei 7 posti gratuiti nel convitto del Conservatorio di San Pietro a Maiella di Napoli. A Napoli è stato allievo del maestro Paolo Serrao e del maestro Martucci. Tra i suoi compagni di studio ricordiamo Mario Costa, Umbero Giordano e Francesco Cilea. Oltre che suonare la tromba studia composizione e strumentazione di banda.
Nel 1884, all'età di 18 anni è nominato, a seguito di vincita di un concorso, maestro di banda militare nel 45° Reggimento di Fanteria a Bergamo. Nel 1886, appena ventenne, lo troviamo a Messina, al seguito della banda del 45° Fanteria, che si era lì trasferito. Nel febbraio 1887, essendosi ammalato il famoso maestro Alessandro Pomè, è chiamato improvvisamente la mattina per dirigere in serata il Mefistofele al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, durante una serata di gala che gli frutta per alcuni anni il posto fisso nella carriera direttoriale. Compone una marcia, Sveglia sul campo, opera molto apprezzata. Nel 1889 segue il suo Reggimento trasferito prima a Peschiera e poi a Verona, sede in cui per un decennio tiene il podio direttoriale in tutti nei tre teatri delle città: il Filarmonico, il Drammatico e il Ristori. In questa città incontra e sposa Amelia Gelmetti e compone una marcia, Esposizione, e una polka, Oh che putele!
Nel 1890 segue la banda a Castiglione dello Stiviere, dove compone l'operetta La spedizione dei coscritti in Africa. A Verona compone numerose opere: 2 serenate, Veneziane, Tra vita e morte, una canzone per bambini, Il perdono della mamma, una riduzione per banda da I Pagliacci di Leoncavallo.
Nel 1895 il compositore Alberto Franchetti gli affida la concertazione e direzione della prima dell'opera lirica Fior d'Alpe. Nello stesso anno è chiamato a dirigere alcune opere al Teatro Vittorio Emanuele di Torino, dove riporta grande successo.
Nel 1897 si trasferisce a Vercelli con il 45° Reggimento Fanteria; qui si impone all'attenzione del pubblico e collabora per le stagioni liriche del Teatro Civico. Puccini e Ricordi lo chiamano a dirigere la Bohème e Manon Lescaut. Nel 1898 dirige La ressurezione di Lazzaro, di Lorenzo Perosi, nella Chiesa di S. Andrea a Vercelli. Nel 1900 il 45° Reggimento viene trasferito a Lecce, terra natale di Preite, dove il Maestro dirige anche le stagioni liriche nel locale Teatro; in tale occasione dirige e lancia il tenore Tito Schipa. Sempre a Napoli ottiene l'incarico di commissario d'esame per strumentazione per banda presso il Conservatorio nel quale aveva studiato da giovane. Nel 1902 lo troviamo a Torino per la stagione lirica al Teatro Vittorio Emanuele. Nel 1903 segue il Reggimento, trasferito a Napoli. Il compositore Lorenzo Perosi lo vuole come direttore dei suoi Oratori in una lunga tournèe durata 4 mesi (Venezia, Vicenza, Bologna).
Nel 1906, a seguito della morte del direttore della Banda Municipale di Venezia, il Maestro Jacopo Calascione, partecipa al concorso per la copertura di quel posto, riuscendo vincitore. A Venezia opera una trasformazione della Banda (che diventa un complesso polifonico di strumenti a fiato per esecuzioni, specialmente all’aperto) e dello strumentale (che divide in 3 famiglie: archi, strumentini ed ottoni). Ottiene numerosi elogi con la Banda di Venezia, tra cui spiccano quello di Pietro Mascagni per la riduzione del suo Isabeau e quello di Riccardo Strauss per l'ottima esecuzione della sua opera Salomè.
Nel 1913 lo troviamo a Venezia, dove dirige in tutti i Teatri spettacoli importanti. Nello stesso anno, a seguito della sentita amicizia con Ermanno Wolf Ferrari ottiene da lui l'incarico di dirigere la sua opera I gioielli della Madonna al Teatro dell'Opera di Parigi. Nel 1915 viene richiamato in guerra, a causa della quale perde sul Carso il figlio appena ventenne, che ottiene la medaglia d'argento al valore. Finita la guerra continua a dirigere la Banda di Venezia e a comporre numerose opere. Nel 1927 viene invitato a tenere una serie di conceri a Francoforte, nel parco trattenimenti dell'Esposizione, con la Banda di Venezia. Lì riporta lusinghieri consensi di pubblico e di critica. Ritorna a Venezia accolto da entusiastiche manifestazioni di affetto. Alla fine del 1927, chiede ed ottiene di lasciare l'Esercito sia per motivi di salute che per ragioni politiche. Dopo un periodo di riposo a Bardolino, paese natio della moglie, il 1929 si trasferisce a Milano, dove si riunisce con la figlia, che lì viveva. Il 1930 lo troviamo a Bologna, dove è chiamato a riorganizzare la Banda. Il 1931 è impegnato al Carcano di Milano per la stagione di Carnevale.
Durante la sua permanenza a Venezia divide la sua giornaliera fatica fra la direzione della Banda Municipale della città lagunare e l'insegnamento al Benedetto Marcello. "Con la Banda di Venezia afferma il nome italico, con artistiche manifestazioni, con la Banda Musicale di Venezia, che egli guida attraverso la Germania, ottenendo completo successo di stima e di applausi. I suoi concerti serali nella suggestiva Piazza San Marco esercitavano sempre una grande attrattiva tra i veneziani … il Preite, con mano maestra, ammanniva all'attento uditorio, riportando sempre un grande successo" (La Gazzetta di Sanremo, 6 agosto 1932).
Allorquando nel 1932 viene licenziato da Direttore del Concerto di Gioia il Maestro Augusto Centofanti e il suo sostituto, Paolo Falcicchio, non accetta l'incarico, la Commissione della Banda pensa di interpellare il prestigioso maestro Preite, che si trovava a Bologna, dove dirigeva il locale Complesso bandistico.
Ottenuta la sua disponibilità il Girardi comunica la notizia al Sindaco, avvocato Castellaneta, pregandolo di rispondere al telegramma di accettazione del contratto da parte di Preite e di congratularsi con lui presso l'Hotel Bologna di Bologna.
Il contratto di locazione d'opera tra il Direttore Amministrativo del Concerto musicale, Natale Girardi, e il maestro di musica, commendatore Preite, viene sottoscritto il 16 gennaio 1932; in esso è previsto che il Maestro Preite si impegnava formalmente ad assumere la direzione artistica del Concerto musicale di Gioia entro la prima quindicina del mese di febbraio e per tutta la stagione artistica, e cioè fino al 31 ottobre 1932.
Il 19 gennaio 1932 la Gazzetta del Mezzogiorno in 4° pagina riporta questo articolo: Il Maestro Preite alla Banda di Gioia.
Il famoso maestro Carmelo Preite che è stato chiamato alla direzione del Concerto Bandistico di Gioia del Colle… La cittadinanza di Gioia è entusiasta della scelta… Il Maestro Preite che aveva giustamente altri miraggi e aveva speso le sue nobilissime fatiche di interprete sapiente e di sensibile conduttore di masse bandistiche nella Bologna dalle cento Torri, ha accettato l'invito sicuro che la nuova fatica non segna diminuzione ma aggiunge nuovi motivi di lustro alla sua raggiunta ed indiscussa fama. Le tradizioni gloriose del Concerto Bandistico di Gioia saranno inevitabilmente rinfrescate ed agguerrite dalla lusinghiera investitura che le donerà il nuovo maestro consacrato oramai tra i primi dalle folle internazionali … I pugliesi conoscono il maestro Preite … e sanno quali effetti miracolosi egli sa trarre dalle organizzazioni bandistiche … I componenti del concerto di Gioia hanno tutto per poter rendere più facile il raggiungimento dei superiori intenti d'arte cui si informa la direzione dell'illustre maestro.
La Gazzetta del Mezzogiorno del 6 marzo 1932 dedica due intere colonne a” La nobile tradizione musicale di Gioia, che trova nel maestro Preite il suo nuovo animatore ".
Sono le parole pronunciate non con spirito campanilistico da un gioiese, ma da un barese, Domenico Maselli, ammiratore spassionato della nostra banda.
Pensare a Gioia del Colle senza pensare alla sua banda è come volere staccare il Vesuvio da Napoli e il Duomo da Milano. Gioia del Colle tiene alla sua banda come alla sua più cara creatura … È tutta una popolazione che riconosce nel suo concerto musicale la espressione sintetica della sua civiltà e della sua volontà di ascendere; è tutta una gente che sente come una legge morale la necessità da alimentare una tradizione ingigantita da cento e cento tappe trionfali, passata al vaglio di cento spinosissime prove… corpo musicale che porta sulla bandiera i segni di 4 grandi vittorie conseguite nel campo agonistico nazionale ed internazionale… I gerarchi gioiesi … non hanno avuto tregua e riposo fino a quando non sono riusciti a convincere un grande maestro – consacrato ormai da consensi cosmopolitici – a perpetuare ed a rinverdire il lustro e il credito della loro più significativa istituzione cittadina.
DALLA PUGLIA A VENEZIA Carmelo Preite che noi vedemmo negli anni della nostra prima giovinezza … nelle memorabili esecuzioni del 45° Fanteria… Carmelo Preite che noi vedemmo più tardi tenere in pugno le anime di mille e mille ascoltatori in quella mirabile conca di Piazza San Marco … Carmelo Preite, ripetiamo, è il duce ideale di questa falange di strumentisti che hanno in maggioranza le mani callose pel quotidiano lavoro e portano nel cuore la più meridionale delle sensibilità. L'averlo indotto ad accettare tale incarico… è merito precipuo del Podestà avv. Vincenzo Castellaneta, dell'attivissimo presidente della Commissione sig. Natale Girardi di Filippo e dell'infaticabile capo banda artistico prof. Cav. Raffaele Chiaia. Sono essi che hanno commosso il maestro con le loro fervide perorazioni; è per essi che gli amatori pugliesi della buona musica avranno il dono di audizioni bandistiche eccezionali…
UN MAESTRO D’ECCEZIONE Monta sul podio e riempie la sala e la massa bandistica di una tenerezza materna… sempre sorridente, allarga le braccia per dare il via… Il maestro sorride e torna a tenere sospesi nelle sue palme l'anima ed il cervello dei bandisti per lanciarli allo sbaraglio delle sue calde interpretazioni … ma incoraggia lo stesso i suoi figliuoli con sorrisi, con colpi di mano, con tentennamenti di testa. Bravi, bravi, se continuate così ve la cavate a meraviglia. E i musicanti vanno avanti senza paura e coi loro suoni or teneri ed or violenti, or sottili ed ora stordenti… egli ci ha già addormentato in un mare di dolcezze e ci ha già congiunto con l'empireo ove vivono gli Dei… viviamo l'incanto di un'ora obliviosa…
UNO STILE MIRACOLOSO Il suo virtuosismo è davvero il contromotore di una capacità collettiva… Selezionati gli strumenti solisti; temprata la massa bandistica a sentire l'afflato e la gentilezza orchestrale … Questi diuturni contatti fra l'ispirata volontà del riduttore e la malleabile sensibilità degli esecutori han formato già il nuovo stile della banda. Gli strumentisti sanno emergere quel tanto che è necessario a valorizzare i caratteri delle varie famiglie, la collettività mantiene salda la sua indispensabile unità e personalità… spiccano la precisa vigoria d'accento degli ottoni, la ficcante briosità dei legni, le nitide vibrazioni dei flauti e degli oboi. Nascono così magnifici contrasti di colorito che s'inquadrano nell'impeccabile orditura ritmica generale…
CINQUANT'ANNI DI CARRIERA… LA BANDA E L’ORCHESTRA …Non capisco come si possa confondere lo scopo della banda con quello dell'orchestra; questa agisce al chiuso, quella all'aperto; questa agisce sopra pubblici eletti, quella su larghe masse popolari. Basta dare un taglio netto alle vecchie concezioni di attrezzatura bandistica; basta potenziare la tecnica strumentale fino ad adeguarla agli effetti polifonici dell'orchestra ed ecco che voi avete dato un tono d'arte alla musica da piazza. Certo l'attività orchestrale è arte pura…E la nostra è una vera, minuta incisione intesa a riprodurre il più fedelmente possibile capolavori orchestrali e lirici … Quanti e quali segni di gratitudine debbono nutrire autori ed editori verso le bande che, raffinando il gusto del popolo, hanno contribuito alla diffusione di opere di brani che sarebbero rimasti ignorati e sconosciuti.»
Celebri suoi brani cantati da Tito Schipa: “Core miu”, versi di Lorenzo Casarano; “Beddha e trista”, versi dello stesso Schipa e “Lecce mia”, versi di Vincenzo Pizzi.
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