Essendo il M° Petrassi indiscutibilmente personalità musicale fra le più eminenti al mondo, nel XXI secolo, si raccomanda il lettore di approfondirne la conoscenza attraverso una letteratura specifica.
Si riportano, comunque, informazioni salienti della sua vita musicale.
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Dopo aver iniziato lo studio dell'Armonia a Roma con V.Di Donato, nel 1928 entra al Conservatorio di Musica dove studia Composizione con A.Bustini (studi terminati nel '32) e Organo con F.Germani. Successivamente seguirà il corso di Direzione d'Orchestra tenuto da B.Molinari presso l'Accademia di Santa Cecilia.
Importanti cariche di responsabilità, concerti e insegnamento presso istituzioni illustri e prestigiosi riconoscimenti contornano la vita del Maestro: Sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia ('37 -'40), Presidente della SIMC ('54-'56), Direttore a capo delle più illustri Orchestre mondiali, titolare della cattedra di Composizione presso il Conservatorio di Musica di Roma (dal '39), corsi di Composizione al Mozarteum di Salisburgo ('51), al Berkshire Music Center di Tanglewood ('56), titolare della cattedra di perfezionamento in Composizione presso l'Accademia di S. Cecilia di Roma (dal '60 al '78) e ai corsi estivi dell'Accademia Chigiana di Siena (dal '66 al '68) e onorificenze di enorme prestigio (Laurea Honoris Causa dall'Università degli Studi di Bologna '76, membro onorario dell'American Academy and Institute of Arts and Letters di New York e accademico della Academia Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires '77, Membro onorario dell'American Academy of Arts and Sciences di Boston '78, ecc. ecc. ecc. fino alla nomina di Dottore Honoris Causa dall'Università degli studi "La Sapienza" di Roma).
Concerti e commissioni di suoi lavori sono innumerevoli da parte delle più prestigiose istituzioni mondiali (BBC, Südwestfunk di Baden Baden, Boston Symphony Orchestra, RAI, Library of Congress di Washington, e ancora Juilliard School di New York, ecc. ecc.).
Tutto ciò è poco difronte alla grandezza di spirito che si avverte alla sua presenza.
-- In queste opere, appartenenti al primo periodo compositivo di Petrassi, traspare un personale e caratteristico «novecentismo» (strumentalmente influenzato da Casella e Hindemith) e «neo-madrigalismo» (dal punto di vista vocale strumentale riferentesi a Stravinski) la cui proprietà gli permette però una piena autonomia inventiva e stilistica evidenziata dalla propensione ad un mondo sonoro tendenzialmente astratto concretizzato attraverso una profonda rimeditazione dell'architettura sonora.
«[...] ho usato spesso il Saxofono, soprattutto nei primi anni che ho cominciato a comporre, [...] ma perchè mi è venuto questo interesse per il Saxofono ?! [...] Mi ero già interessato ai primi - primi in Italia chiaramente - esperimenti di concerti di Band americane. Ricordo di aver assistito, molto giovane, al concerto della Band di Paul Whithman quando fece la prima tournée italiana. Ricordo, dal loggione del teatro, l'ascolto con curiosità, e il fatto che erano molto bravi, erano esecutori eccezionali e la musica che facevano non era volgare e di consumo, ma una musica scritta molto bene, con criterio, di una levatura estetica interessante. Poi è stato il momento della grande diffusione del jazz in Europa, che è avvenuta subito dopo la prima guerra, cominciando dal '24-'25 in poi, e questo tipo di musica, in un certo senso, era simboleggiata proprio dal timbro del Saxofono. Era l'istrumento nuovo nel senso che non c'era una tradizione e quei pochi ?saxofonisti. NdA?che si trovavano non erano conosciuti. Era quasi uno strumento clandestino, tranne fuori dalla banda, chiaramente! Da molti musicisti era considerato uno strumento di banda e quindi di 2^ categoria, nient'affatto! perch'è uno strumento nobilissimo e di grandi possibilità artistiche.
[...] Allora proprio per questa curiosità ed interesse che ebbi in quel momento per il jazz e tutto quello che era intorno al jazz [...] le orchestre ecc. [...] proprio scelsi il Saxofono in diverse mie composizioni: adoperai in una di queste 2 Saxofoni e quindi li ho adoperati per un certo tempo proprio perchè questo timbro mi permetteva di inserire qualche episodio un po' particolare in cui era protagonista il Saxofono, protagonista solo o accompagnato, ma comunque aveva una preminenza e in questo senso l'ho sempre adoperato evitando per quanto era possibile di includerlo nella grande massa, di farlo confluire in un pastone timbrico generico come molto spesso si adoperavano nelle orchestre di quell'epoca.
[...] La difficoltà dell'inserimento del Saxofono nella compagine orchestrale [...] perchè il Saxofono ha una personalità di timbro così forte, così marcata, che in ogni modo si avverte. Quindi se si cerca un complesso di suoni, di strumenti, i legni per esempio, normali, usuali come Flauto, Oboe, Clarinetto, Fagotto, si combinano bene insieme. Se si inserisce il Saxofono, come si dice in gergo, questo "sfora", per questo forse non è di uso così comune come lo sono diventati gli altri strumenti di legno.
[...] Quello del Saxofono era proprio il colore che mi aveva più impressionato, proprio questa personalità di timbro che non si confonde con gli altri [...] non si può interpolare con gli altri perchè la sua personalità emerge sempre e allora il timbro non è più omogeneo perchè c'è uno strumento che "sfora" e viene più fuori degli altri.
[...] Altri riferimenti dopo quegli esempi sublimi di Mussorgski-Ravel sono l'Arlesienne di Bizet ma non so cos'altro ci potesse essere allora.
[...] Il primo lavoro in cui ho adoperato il Saxofono è un saggio scolastico che si chiamava Concerto per Orchestra la cui 1^ parte era una ouverture da concerto, la 2^ parte era un'altra cosa. Poi, più tardi, ho estrapolato la Ouverture da concerto, l'ho rivista un po' e l'ho fatta pubblicare separatamente. Quindi già 2 anni prima della Partita avevo impiegato il Saxofono. In pratica, Ouverture da concerto 1^ versione faceva parte di un saggio scolastico del 1930 che però ripresi dopo Partita e dopo averla stesa definitivamente».
Ho anche domandato al Maestro se nell'utilizzare il Saxofono ha avuto come riferimento altri strumenti:
«Non ho mai fatto questo errore con gli strumenti. Non si può utilizzare uno strumento come fosse un'altra cosa. Se adoperi il Saxofono lo adoperi in quanto Saxofono: non lo si può pensare ad immagine o come riferimento di altro strumento. Gli strumenti devono avere la loro personalità, la loro identità e quindi devono rendere per quello che realmente sono; per il loro timbro, le loro possibilità espressive e tecniche e quindi bisogna adoperarli nella loro vera realtà».
Cosa ha da dire ai giovani compositori circa l'utilizzo del Saxofono?
«Non scimmiottare col Saxofono gli altri strumenti ma adoperarlo per quello che è originalmente e non cambiare la natura dello strumento.
Il Saxofono in effetti è uno strumento da mettere in vetrina, per questa sua indipendenza, per la sua personalità e autorità di timbro.
È uno strumento da adoperare sempre secondo quelle qualità non mescolandolo insieme ad altri perchè altrimenti perde di sapore o, come dire, perde di dignità». (da un’intervista rilasciatami personalmente fra l’ottobre del 1994 e il maggio del 1995)
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