Ebbe le sue prime lezioni di teoria musicale da Gian Francesco Malipiero, il quale gli aprì la strada soprattutto verso la musica antica, in particolare veneziana. Conclusi gli studi giuridici all’Università di Padova, nel 1946 riprese ex novo gli studi musicali, con il suo futuro amico, il compositore e direttore d’orchestra Bruno Maderna. Nel 1948 divennero entrambi discepoli di Hermann Scherchen, che avrebbe fortemente influenzato Nono sia sotto l’aspetto musicale sia sotto quello culturale e politico. Nell’ambito dei Ferienkurse di Darmstadt del 1950 Scherchen diresse la contestata pr ima esecuzione del primo lavoro di Nono, le Variationi canoniche sulla serie dell’op. 41 di A. Schönberg. Da allora Nono partecipò ai corsi estivi di Darmstadt fino al 1960. Successivamente seguirà i corsi alla Summer School di Darlington (dal '59 al '61).
Nelle opere del primo periodo (fra cui Polifonica-Monodia-Ritmica) già emerge una chiarezza di linguaggio che lo evidenzieranno come uno dei maggiori esponenti della avanguardia post weberniana ancor più raffinato per essere profondamente impegnato ideologicamente il che lo caratterizzerà come figura particolarmente originale nel contesto della musica del dopoguerra.
Con altalenanti periodi di interesse si avvicinerà alla musica elettronica negli anni '60 per riprenderli approfonditamente negli '80.
Ha insegnato e tenuto corsi nei principali centri internazionali della composizione (Darmstadt, Darlington, Helsinki, in URSS e in USA).
-- A proposito degli anni ’80 di interesse per l’elettronica «Matura in questi anni di intense ricerche un'idea del suono e dello spazio che... giunge a rovesciare completamente le logiche formalistiche del tradizionale comporre in musica. Un'idea che è stata sintetizzata dal musicista stesso e da M.Cacciari [filosofo veneziano.1944.NdA], a proposito di Prometeo [l'Opera noniana che sfugge ad ogni catalogazione tipologica.1981-85.NdA], nei termini di attenzione all'ascolto e di filosofia del possibile. [...] L'uso del l.el., del computer, lo studio delle dinamiche spaziali, la suddivisione dei microintervalli fino al sedicesimo di tono, sono tutti aspetti di una ricerca che ha per obiettivo la individuazione di percorsi "altri", di inattesi ascolti talvolta misteriosamente sfumati al limite dell'udibile». [Dal catalogo monografico Ricordi '89].
-- Continuando la considerazione dei periodi storici, nelle più importanti composizioni del periodo degli anni 50’-60’ l’Epitaffio per Federico García Lorca (1951-53), Il canto sospeso (1955-56), le composizioni per coro e strumenti su testi di Cesare Pavese e Giuseppe Ungaretti (La terra e la compagna, 1957; Cori di Didone, 1958), l’opera Intolleranza 1960 (1960-61) – le tecniche d’avanguardia vengono poste al servizio d’un desiderio espressivo e d’una diretta presa di posizione sociale e politica.
Nel 1955, Luigi Nono sposò Nuria, figlia di Arnold Schönberg. Nello stesso anno, lavorò a Il canto sospeso (su Lettere di condannati a morte della Resistenza europea), che fu diretto da Scherchen a Colonia nel 1956 e segnò il vero debutto europeo del Maestro. Nell’ambito della Biennale di Venezia del 1961 venne rappresentata l’”azione scenica” Intolleranza 1960 in prima esecuzione assoluta.
Nono cominciò a lavorare nello Studio di fonologia della Rai di Milano nel 1960, insieme al tecnico Marino Zuccheri. Le composizioni degli anni Sessanta e della prima metà dei Settanta, a partire da La fabbrica illuminata (1964) per soprano e nastro magnetico, uniscono materiali acustici (voci e strumenti) a materiale elettronico, perchè, come dichiarò Nono stesso, “il materiale solo elettronico o solo strumentale o solo concreto resta molto limitato o serve solo all’ambizione dei puristi”. In queste opere Nono esprime la propria solidarietà agli operai italiani (La fabbrica illuminata), alla Cina di Mao (Per Bastiana Tai-Yang Cheng, 1967), alle lotte di liberazione dell’America Latina (A floresta é jovem e cheja de vida, 1966) e agli studenti del maggio ‘68 (Musica-manifesto n. 1, 1968-69). Intolleranza 1960 riassume, in certo qual modo, lo sviluppo di Nono durante gli anni Cinquanta; allo stesso modo, Al gran sole carico d’amore, il suo secondo lavoro per teatro del 1972-74, scritto su commissione del Teatro alla Scala di Milano e rappresentato per la prima volta al Teatro Lirico di Milano, è opera emblematica per i quindici anni precedenti.
Fra il 1975 e il 1980 Nono portò a termine soltanto tre lavori, …..sofferte onde serene… (1976), Con Luigi Dallapiccola (1979) e Fragmente - Stille, an Diotima (1980).
L’incontro con il filosofo veneziano Massimo Cacciari aprì a Luigi Nono nuovi orizzonti filosofici e letterari. Nono individuò il compito più urgente della sua attività musicale nel dischiudere nuovi universi e nuovi paesaggi sonori, tali da infrangere le consuete abitudini di ascolto, che si erano venute sviluppando in una cultura musicale mediatizzata.
Nelle composizioni degli anni Ottanta, accanto a composizioni per grande orchestra, dominano piccoli ensembles di voci e strumenti. Nono lavorava con il live electronics dell’Experimentalstudio der HeinrichStrobel-Stiftung des SWF di Friburgo che gli permetteva di trasformare in tempo reale suoni cantati o suonati e di disporli nello spazio secondo le sue intenzioni. Il lavoro sperimentale con un gruppo fisso di musicisti, che collaborarono a quasi tutte le esecuzioni di quegli anni, acquistò importanza, mentre si sviluppava un nuovo rapporto fra composizione, concertazione e interpretazione, fra la partitura e la sua realizzazione in un dato contesto. La “tragedia dell’ascolto” Prometeo (prima versione, Venezia, 1984; seconda versione, Milano, 1985; con ulteriori ritocchi in tempi successivi) rappresenta il punto più alto di questi sviluppi contraddistinti da tappe come Das atmende Klarsein (1980-81), Quando stanno morendo. Diario polacco n. 2 (1982) e Guai ai gelidi mostri (1983). Nel medesimo tempo Prometeo costituì un punto di partenza per gli ultimi lavori , tra cui Risonanze erranti (1986) Caminantes ... Ajacucho (1987), No hay caminos hay que caminar... Andrej Tarkowskij (1987), La lontananza nostalgica utopica futura (1988); “Hay que caminar” soñando (1989).
Luigi Nono ha partecipato con costante impegno alla vita sociale e politica internazionale e ha improntato di sé in modo duraturo la storia musicale del suo tempo.
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