Diplomato in Pianoforte e in Composizione al Conservatorio di Milano, Gino Negri è stato un intellettuale aperto a innumerevoli interessi e a molteplici attività.
Ha iniziato la sua carriera di compositore nell’immediato dopoguerra con gli episodi scenici Divertimenti di Palazzeschi, nei quali ha affrontato per la prima volta il teatro musicale, settore che, da allora in poi, è diventato il campo di attività creativa nel quale le sue innegabili doti di musicista brillante e d’intellettuale inquieto si sono espresse al meglio.
Negri si è dedicato inoltre ad esperienze compositive d’ogni tipo, dalle musiche di scena - lunghissima la sua collaborazione con Giorgio Strehler, Paolo Grassi e il Piccolo Teatro - alle musiche radiofoniche e televisive, dalle commedie musicali ai balletti, dalle canzoni - per Milly, Laura Betti, Ornella Vanoni, Milva - alle colonne sonore cinematografiche (Comencini e Olmi), dalla musica sinfonica alla creazione dei jingle per alcuni fra i più fortunati "Caroselli".
Ha collaborato frequentemente con la RAI-TV, conducendo programmi di ampia divulgazione, tra i quali si ricordano "Variazioni sul tema", che nel 1974 ha superato il centinaio di puntate. .
Ha scritto libri di successo, tra i quali il romanzo giallo "La Scala si è rotta" e, dalla metà degli anni Settanta al 1984, è stato il critico musicale di "Panorama".
--«Negri, musicista, autore di testi, poeta e cabarettista, era completamente calato nella dimensione musicale, con la quale aveva una dimestichezza profonda, connaturata. Il suo talento, la facilità di scrittura erano sbalorditivi. A chi gli chiedeva, un giorno, di comporre al più presto una fuga, rispose serio: "Be' , mi ci vorrà almeno mezz' ora". Il paradosso, la battuta mordace, il gusto di nuotare controcorrente erano parte integrante del personaggio, che amava ricordare l' episodio singolare legato alla sua nascita. In quel lontano 1919, a Milano, un' epidemia di difterite aveva fatto abortire un gruppo di donne, e fra queste anche sua madre. Fu lui l' unico neonato sopravvissuto, e un quotidiano ne pubblicò la foto con una infermiera che lo teneva per un piede. "Ecco - confidava - questo è il mio limite di partenza. Ma è l' unico". Non era presunzione, ma ironia. Da compositore colto, che musicava i testi di Moravia, poteva facilmente trasformarsi in istrione, in animale da cabaret: molti ricordano le sue esibizioni nei locali milanesi che negli anni Sessanta raccoglievano personaggi destinati a diventare star della comicità televisiva come Pozzetto e Jannacci sue "spalle" abituali. Anche Negri ha lavorato in televisione, e la sua attenzione a miti e segni del tempo sortì, nel 1970, in una deliziosa composizione cantata, Pubblicità ninfa gentile, nella quale i personaggi si esprimevano unicamente per slogan pubblicitari. Con l' opera radiofonica Giovanni Sebastiano, basata su temi di Bach, vinse nel 1969 il Premio Italia. Due titoli fra i tanti di una ricca produzione (ricordiamo Il tè delle tre, Divertimenti di Palazzeschi, Antologia di Spoon River) che spazia dall' operina, ai balletti, alle traduzioni (tra cui L' opera da tre soldi per il Piccolo Teatro di Milano dove era anche insegnante), agli articoli e alle collaborazioni come critico musicale per ' Critica Sociale' e ' Panorama' . Lorenzo Arruga, che da qualche anno aveva preso il suo posto, lo ricorda con infinita ammirazione: "Un uomo di un fascino straordinario, simpatico e generoso. E, soprattutto, un vero genio, che sapeva mettere un' infinita classe musicale anche nella composizione di piccole cose, canzoni semplici. Forse di lui - continua Arruga - non abbiamo ancora conosciuto le cose migliori, quelle che aveva scritto negli ultimi tempi, rimettendo mano a composizioni del suo maestro Roberto Lupi". Negri, uomo di sinistra, ma restio alle etichette politiche, aveva una filosofia della musica che intendeva e sentiva come genere globale che, al di là di ogni "genere" serviva comunque a comunicare alla gente, si trattasse di grandi opere sinfoniche o di operetta e canzoni da cabaret; e, soprattutto, seguendo il sincero sentimento religioso che aveva sviluppato negli ultimi anni, come tramite per riportare l' armonia nell' animo degli uomini.» (Necrologio di Mariella Tanzarella all’indomani della sua morte su La Repubblica)
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