Iniziò da giovanissimo lo studio della musica sotto la guida del padre Giovanni, diplomandosi in Pianoforte al Conservatorio di Torino nel 1950. Frequentò inoltre l’Istituto Magistrale e, appena conseguita l’abilitazione, ebbe un incontro col M.° Virgilio Mortari (molto amico del padre) il quale, ascoltati alcuni suoi brani pianistici, lo consigliò a studiare, senza indugi, la composizione. Iscrittosi all’allora Istituto Musicale Pareggiato “N. Paganini” di Genova, studiò sotto la guida di Mario Barbieri diplomandosi in Composizione nel 1953. L’anno seguente studiò Strumentazione per Banda col M.° Giustino Di Marino di Genova, diplomandosi in tale disciplina a Torino.
Svolse saltuariamente anche attività concertistica come solista (soprattutto come organista) ed in formazioni cameristiche.
È alla composizione che si dedicò maggiormente ottenendo riconoscimenti e premi in concorsi nazionali. Scrisse musica strumentale, vocale, da camera, sinfonica (tra cui un ‘Trittico savonese’, 1976) ed anche un’opera lirica in un atto (’Binario’, 1957) su libretto del poeta-pittore futurista Vittorio Tommasini (Farfa). La sua Sonata (I) per organo fu segnalata con medaglia d’oro al XVIII Concorso Internazionale di Composizione “G.B. Viotti” di Vercelli nel 1967, mentre il Corale variato per organo fu premiato al primo concorso “V. Carrara” nel 1969.
Molti dei suoi lavori sono stati eseguiti, oltre che in varie città italiane, negli Stati Uniti, in America latina, Svizzera, Germania, Ungheria, Svezia, alla Radio spagnola e alla Radio italiana.
Le sue composizioni sono state pubblicate dalle case editrici Ricordi, Carrara, Carisch, Edipan, Bèrben e Forberg, ma gran parte della sua produzione è uscita (o è in corso di pubblicazione) presso le edizioni Ut Orpheus di Bologna.
Fondatore e direttore del Liceo Musicale “Cilea”, ha insegnato al Conservatorio di Genova.
--«Nel catalogo delle opere di Giuseppe Manzino la sezione dedicata alla musica strumentale e cameristica occupa sicuramente un posto di rilievo poiché comprende molti lavori per i più diversi ensemble. Accanto a pagine dedicate a formazioni tradizionali ne troviamo altre dedicate a combinazioni strumentali più insolite, segno di una forte curiosità per gli assortimenti inconsueti e per il corrispondente risultato timbrico.
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La scrittura solida e sapiente, aggiornata ad una modernità che non è mai fine a se stessa né perde di vista la comunicabilità, abbinata alla felice vena melodica di molte pagine» (Flavio Menardi Noguera, Direttore Biblioteca-Mediateca Finalese - Sezione musicale di conservazione - Fondo Giuseppe Manzino)
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