Ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di musica “U. Giordano” di Foggia diplomandosi in pianoforte con il massimo dei voti e la Menzione d’Onore. Ha poi seguito numerosi corsi di perfezionamento con pianisti di fama internazionale quali Massimo Bertucci, Jorg Demus, Carlo Bruno, Franco Scala e Sergio Perticaroli.
Fin dai primi mesi di studio è risultato vincitore di numerosi concorsi pianistici e di musica da camera nazionali e internazionali.[1]
Ha tenuto numerosi concerti presso importanti associazioni musicali nelle principali città italiane e molte europee (Parigi, Zagabria, Zurigo, Varsavia, Cracovia, Bratislava, Monaco di Baviera, Bucarest, Madrid ecc.). Ha intrapreso una brillante attività concertistica anche in qualità di bandoneonista in numerosi concerti nelle città, nei teatri, jazz clubs e festival più prestigiosi d’Europa e oltre. [2]
Nel 1999 ha fondato con il pianista Pasquale Stafano il gruppo strumentale “Nuevo Tango Ensamble” registrando 4 CD: “Astor’s mood”, “A night in Vienna”, “Tango Mediterraneo” e “D’Impulso”. I CD sono stati tutti recensiti con lode dalle più importanti riviste e siti web specializzati: Amadeus, CD Classics, Jazzit, Musica Jazz, www.piazzolla.org, www.jazzconvention.net. In una recensione del 2009 pubblicata su “Cuaderno de Jazz” (mensile spagnolo), il giornalista e critico Jonio Gonzàles lo definisce tra i primi 3 più grandi bandoneonisti d’Europa del momento. Ha registrato per importanti etichette discografiche quali Real Sound, Philology, Dodici Lune, Jazzhaus , Universal, Rai Trade ecc..
Ha collaborato e collabora attualmente con artisti di fama internazionale[3] e con il Premio Oscar Luis Bacalov. Collabora occasionalmente anche con artisti appartenenti al filone del pop e della canzone d’autore quali Joe Barbieri, Bungaro e Fiorella Mannoia.
Ha suonato con prestigiose Orchestre [4], sotto la direzione di illustri direttori d’orchestra come Luis Bacalov, Josè Maria Sciutto, Marzio Conti ecc..
Attualmente è Direttore e 1° Bandoneon della Grande Orchestra Tipica di Tango” Alfredo Marcucci”.
[1] Primi premi ai concorsi: “A.M.A. Calabria” di Lamezia Terme 1983 e 1991, “G.B. Pergolesi” di Napoli, “Agorà 80” di Roma, “Euterpe” di Corato, “I. Strawinsky” di Bari, 3° Internatinal Competition of Music “M. Polivineo Tribute” di Teramo, “Giuseppe Vignali” di Verucchio, “Città del Vasto”, “Franz Schubert “ di Tagliolo Monferrato, concorso internazionale “Lario in musica” di Varenna, ecc..
[2] Teatro Eliseo di Roma, La Fenice di Venezia, Carlo Felice di Genova, Piccolo Regio di Torino, Teatro Massimo di Palermo, Auditorium “Parco della Musica” di Roma, Castello di Nymphenburger a Monaco di Baviera, Accademia di alto perfezionamento di Bratislava, Porgy & Bess a Vienna, Duc de Lombard a Parigi, B.P. jazz club di Zagabria, Dusseldorf Jazz Rally, Istituto Italiano di Cultura a Bucarest , Gulf Jazz Festival - Emirati Arabi e Kuwait, ecc. ecc..
[3] quali Gustavo Toker, Alfredo Marcucci, Javier Girotto, Gabriele Mirabassi, Natalio Mangalavite, Marco Siniscalco, Gianluca Renzi, Giovanni Tommaso, Michele Rabbia, I Solisti Dauni, con il più grande poeta di tango vivente Horacio Ferrer (paroliere prediletto di Astor Piazzolla), ecc..
[4] Orchestra Sinfonica del Teatro Massimo e Politeama di Palermo, Sinfonica “G. Verdi” di Milano, Orchestra Sinfonica “Roma Sinfonietta”, Orchestra Sinfonica del teatro “Carlo Felice” di Genova, Orchestra sinfonica de teatro Regio di Torino, …
--Intervista a Gianni Iorio di Stefano Dentice, del 25.4.2016, su http://www.strumentiemusica.com.
Profondamente legato all’immenso Astor Piazzolla, Gianni Iorio è uno tra i bandoneonisti nostrani più acclamati e apprezzati in circolazione. Dotato di un sopraffino senso melodico e narrativo, il suo stile è eruditamente policromatico, poiché coniuga sapientemente musica classica, tango argentino e jazz. Con questa chiacchierata racconta i momenti salienti che hanno segnato il suo percorso umano e artistico.
SD: Ti sei formato musicalmente come pianista, per poi spostare l’attenzione sul bandoneon. Quando e perché hai maturato questa decisione?
GI: Ho studiato pianoforte presso il conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia. Successivamente ho frequentato molti corsi di perfezionamento e ho studiato con pianisti molto importanti come Franco Scala e Sergio Perticalori. Oltre alla mia attività di pianista studiavo e suonavo la fisarmonica che, in qualche maniera, mi ha fatto scoprire il tango, fino a innamorarmi perdutamente del bandoneon. L’amore profondo per questo strumento mi ha convinto ad abbandonare il pianoforte per ben otto anni. Tutto questo tempo, evidentemente, mi ha permesso di studiare solo il bandoneon e mi ha consentito sin da subito di collaborare con musicisti di chiara fama come Javier Girotto, Gabriele Mirabassi, Luis Bacalov (con il quale condivido il palco da dieci anni), Horacio Ferrer (poeta e paroliere prediletto di Astor Piazzolla) e con tanti altri artisti dell’ambito pop, della musica classica e del jazz. Immediatamente ho sentito che il bandoneon avrebbe rappresentato la mia vera dimensione di musicista.
SD: Preferisci esibirti al pianoforte o al bandoneon?
GI: Il pianoforte rimane il mio primo grande amore. Ho ripreso a suonarlo circa tre anni fa, tenendo una serie di concerti, ma non più con repertori di musica classica. Di solito, con il piano, esprimo tutto ciò che ho maturato con il tango, con la musica dell’America Latina e con l’improvvisazione. In ogni caso provo un immenso piacere nel suonare entrambi gli strumenti, in quanto mi danno la possibilità di completarmi.
SD: Quali sono le differenze tecniche sostanziali tra il pianoforte e il bandoneon?
GI: Sono immense e infinite. Quella più sostanziale credo che sia data dalla natura stessa dei due strumenti. Sono due mondi completamente differenti per estetica musicale e prassi esecutiva.
SD: Sia come pianista, che come bandoneonista, hai tenuto una sfilza impressionante di concerti in tutto il mondo (Francia, Croazia, Svizzera, Polonia, Slovacchia, Germania, Romania, Spagna, Austria, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Kuwait). Qual è la nazione che ti ha gratificato e arricchito di più sotto l’aspetto umano e professionale?
GI: Solitamente conservo sempre bellissimi ricordi dei luoghi in cui mi sono esibito. L’aspetto più importante è proprio quello di constatare la reazione del pubblico nel percepire l’esecuzione e il repertorio. In linea di massima, sia il pubblico italiano, che quello di altre nazioni, mi ha sempre regalato soddisfazioni e molte standing ovation. Però, devo ammettere che la nazione che fin ora mi ha regalato emozioni incredibili è stata la Corea del Sud. Qui è davvero gratificante suonare in teatri sempre pieni e alla presenza di molti giovani che impazziscono letteralmente per la mia musica e per il mio modo di suonare. Si avverte un alto grado di cultura e le persone, in genere, sono di una bontà unica. Ci ritorno sempre con grandissimo piacere.
SD: Nel 1999 hai costituito insieme al pianista Pasquale Stafano una formazione denominata Nuevo Tango Ensemble. Qual è la genesi di questo gruppo?
GI: Con Pasquale Stafano, mio amico e “fratello” da sempre, abbiamo iniziato a suonare in duo nel 1996. Da lì a qualche anno (1999) abbiamo costituito il “Nuevo Tango Ensemble”, che per svariati anni comprendeva cinque musicisti, con il quale interpretavamo solo ed esclusivamente la musica di Astor Piazzolla. Dal 2005 in poi, il Nuevo Tango Ensemble è diventato un trio in cui ha suonato, fino al 2008, il contrabbassista Alessandro Terlizzi. Dal 2009 ad oggi, la formazione è composta da me, da Pasquale Stafano e dal bassista Pierluigi Balducci.
SD: Con questa formazione hai inciso alcuni dischi, tra i quali: Astor’s mood, A night in Vienna, Tango Mediterraneo, D’Impulso. Tra questi quattro c’è un album in particolare al quale sei indissolubilmente legato?
GI: Personalmente sono molto legato a tutti i miei lavori discografici, perché tutti insieme e ordinati cronologicamente rappresentano tutta la mia evoluzione e crescita musicale, da esecutore e compositore.
SD: In una recensione del 2009 pubblicata sul mensile spagnolo “Cuaderno de Jazz”, il giornalista e critico musicale Jonio Gonzàles ti considera tra i primi tre più grandi bandoneonisti europei del momento. Che sensazione hai provato subito dopo aver letto una definizione così lusinghiera?
GI: Sinceramente ho provato tanta gioia, ma al tempo stesso molto imbarazzo. Non ho mai creduto nelle classifiche quando si parla di interpreti ed esecutori. Certamente ci sono esecutori pazzeschi, interpreti interessanti e altri meno. Evidentemente sono riuscito a regalare così tante emozioni che il giornalista in questione non ha potuto fare a meno di esprimersi in quei termini.
SD: Sei molto prolifico anche come compositore. Come vivi il rapporto con il fascinoso mondo della composizione?
GI: Esistono compositori e compositori con la C maiuscola. A tal proposito ci tengo subito a precisare che non sono e non mi sento assolutamente un compositore accademico. Semplicemente avverto la voglia di esprimere degli stati d’animo e di tradurli in musica con molta umiltà e con quel minimo di competenze tecniche, armoniche e di orchestrazione necessarie per scrivere una partitura.
SD: Esiste una tua composizione originale che consideri la colonna sonora della tua vita?
GI: Sì! L’ho intitolata “Giorni di Marzo”. Ho composto questo brano per via di tantissimi momenti che ricordo con grande emozione, tutti accaduti nel mese di marzo. Uno su tutti è la nascita di mia figlia Angelica il 29 marzo 2008, il mio compleanno (9 marzo) e quello di Astor Piazzolla (11 marzo 1921), il compositore che ha cambiato la mia vita di musicista. Mentre il 10 marzo del 2002 ho conosciuto mia moglie Francesca.
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