autore

Incardona Federico

  1. Nato il 13/05/1958 a Palermo
  2. Morto il 29/03/2006 a Palermo

Note biografiche

Comincia a comporre da autodidatta sin dall'adolescenza.
Dal 1974 frequenta assiduamente l’Istituto Storia della Musica dell’Universita' di Palermo: vi studia sotto la guida di Paolo Emilio Carapezza e Antonino Titone, che avevano organizzato le Settimane internazionali di nuova musica di Palermo e diretto “Collage”, rivista di nuova musica ed arti visive contemporanee (1963-70).
La sua vena fluente ed abbondante si raddensa in sapienti aforismi: il suo debutto avviene nel 1977 al Teatro Politeama con “Mit hochster Gewalta”, scritto per i solisti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.
La sua formazione si fonda non solo sulla storia e l’analisi della musica, dai Greci ad oggi, ma anche su un’intensa cultura filosofica e letteraria.
Dopo quattro anni di studio e di silenzi (durante i quali si lega ai compositori Salvano Bussotti,Franco Evangelisti, Luigi Nono e Camillo Togni ed al filosofo Heinz-Klaus Metzger, che in vari modi lo influenzano) inizia la sua stagione più feconda (1981-89).
Un “morne embrassementa”, sinfonia da camera, alla Biennale di Venezia del 1981 lo impone all'attenzione internazionale: Enzo Restagno ne ammira “la sonorita agglutinata e cupa, densa di echi oscuri e la volonta' di canto(?)smussata da spossatezza tragica”.
Segue una lunga serie di composizioni, tra i quali: Soave sia il vento, per sei strumenti (Festival Pontino, 1982);Des Freundes Umnachtung dialoghi sinfonici per grande orchestra (Biennale di Venezia 1985 e Prague Europe Festival 1993); Sulla lontananza, per tre strumenti (Amsterdam Holland Festival 1986); Postludio alle notti, per grande orchestra (Palermo, Roma e Milano, 1988); Mehr Lichta, su versi di Costantino Kavafis, per soprano, violino, pianoforte ed undici strumenti (Orestiadi di Giibellina, 1989); Autunno di Varsavia, 1994; Malor me bat. Graffito da Ockeghem: per Luigi Nono, per trio d’archi, tre bottiglie soffiate e crotali (Palermo, 1995).
<L’incorporazione dell’erotismo nel suono - dichiara l’autore - avviene tramite una regola feroce, che è quella del serialismo>.
Fonte e legge compositiva di quasi tutte le sue opere mature è infatti la serie dodecafonica che Webern aveva progettato per il Konzert op. 32 (che la morte violenta gli impedì di scrivere): essa genera serie enarmoniche (per quarti di tono) di ventiquattro note, che della musica di Incardona costituiscono le anime.
Le sue ultime grandi opere sinfoniche: Per fretum febris per orchestra e coro di bianche (2000), Ho chiesto alla polvere per orchestra (2002) e Il resto alle Ombre per flauto diritto contrabbasso e orchestra (2003).
Nel suo lavoro ha realizzato l’intuizione socratica, perseguita da Beethoven e Mahler, da Schonberg e Webern, che la musica sia il genere supremo di filosofia: nell’espressionismo intenso della sua musica, infatti, la costruzione è sempre al servizio d’un discorso dialettico denso e profondo, ma nelle sue ultime opere - limpido e fluido come la melodia belliniana.
È stato anche un grande maestro, sotto il suo influsso si è formata una generazione di giovani compositori siciliani.
Il suo magistero, oltre che nella sua stessa casa, si è svolto soprattutto nell’Istituto di Storia della Musica (dal 2000 sezione musica del dipartimento Aglaia) e nella Facolta' di Lettere e Filosofia dell’Universita' di Palermo.
Gli autografi delle sue opere si conservano a Palermo, nella sua casa di via Porta di Castro e nell’Archivio CIMS presso la Mediateca comunale di palazzo Ziino.


Altre note

--Dopo la produzione di Memoria per quartetto d’archi, Due Lieder su testi di Kavafìs per voce e strumenti, Mit höchster Gewalt per ensemble, sua prima opera eseguita in pubblico, composizioni scritte fra il 1975 e il 1977, vive un periodo di silenzio e di stasi linguistica, dovuto al tentativo impossibile di conciliare l’estremo distruttivo pensiero di Kagel e la sublime afasia di Evangelisti con la rovente eredità dello “strutturalismo” eticoemotivo di Mahler e Webern, esemplificato in sintesi, nel presente, dalle opere di Bussotti. L’incontro con quest’ultimo prima, e con Heinz-Klaus Metzger dopo, sarà decisivo per il superamento della crisi.
Tra il 1980 e il 1981 scrive Avec un morne embrassement per piccola orchestra, eseguito alla Biennale di Venezia e pubblicato da Ricordi. Da quel momento affronta metodicamente l’esplorazione del pensiero dodecafonico che, partendo dallo studio dei Fünf Klavierstucke op. 23 di Schönberg, approda alla serie weberniana dell’incompiuta op. 32, fino agli esiti estremi del serialismo integrale. Ritrova, nella raccolta Favara-Tiby dei canti popolari siciliani, l’etica mahleriana del dolore non sublimato ma cosale: la percezione, in “corpore”, di questa condizione mentale in quello che resta della cultura popolare, e la riconsiderazione della polifonia rinascimentale siciliana che di quella si nutriva, gli fa pensare in concreto la possibilità di un linguaggio “novissimo” che, procedendo da Mahler e Webern, affondi le sue radici nella profondità “fisica” dell’Etnia. Palermo e i suoi quartieri, la “voce perduta” dei suo adolescenti, diventano così “centro experimentale del Mondo”, laboratorio privilegiato di una tentazione alla sintesi degli estremi, nella ricerca di un procedere compositivo ed umano che sia realmente, parafrasando Kolisch decifrato da Metzger, “tradizione perpetua come e in quanto rivoluzione permanente”.
«L’attenzione per l’opera e la poetica di Federico Incardona, maestro, teorico e compositore, sono oggi nuovamente al centro di un dibattito culturale non solo italiano, un dibattito che cerca le radici giuste per spiegare la nostra contemporaneità e costruire il futuro della musicologia moderna.
Gli studi che danno corpo a questo volume approfondiscono tre dimensioni della sfaccettata personalità dell’intellettuale palermitano: i “contesti”, come ricostruzione necessaria della dimensione etica, sociale e culturale svolta in modo mai scontato; l’“opera” nella sua accezione più vasta, di produzione e riflessione, tra sconfinamenti di genere e ricchezza di argomenti (dall’opzione dodecafonica all’ispirazione folklorica); gli “sviluppi” e le prospettive della ricerca intrapresa durante lo svolgersi di una vita intera e di cui non si è ancora finito di stimare l’importanza.» (Dal libro “Federico Incardona. Bagliori del melos estremo. Contesti, Opera, Sviluppi)


Opere


Due Lieder su testi di Kavafis Voce Sx C Ar Cel Vib Va - 1976

Frammento A & O.a Perc - 2001

Levante Ens+ A T B - 1999


Obelisque-deposizione Sop Sx Perc Pf Va Cbs - 1993

Rankèd round the bower Fl Sx V Vc - 2001

Ritratto di giovine Ens+ A - 1981/2000


 
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