Ha iniziato gli studi musicali col maestro cieco Pietro Acquadro, bravo organista e pianista, nonché valente armonista e contrappuntista, presso il Collegio rosminiano di Domodossola. Nel 1940, superato come privatista gli esami di compimento inferiore di composizione presso il Conservatorio di Torino, abbandona gli studi tecnici a Intra-Verbania, per dedicarsi completamente alla musica.
Nel 1942 è chiamato alle armi e inviato a Casale Monferrato nell'artiglieria contraerea. In quell'anno consegue il Diploma di strumentazione per banda al Conservatorio di Piacenza. Nel 1943, a causa di disturbi alla vista, viene congedato dall'esercito e ritorna a Domodossola, dove ottiene il posto di organista della Collegiata. Continua quindi gli studi con due ottimi musicisti: Giulio Ruminelli (allievo di Bruno Mugellini) e, per breve tempo, di Enrico Piazza, maestro sostituto alla “Scala“ di Milano. Nell'ottobre 1944 è costretto a fuggire in Svizzera per sottrarsi alle persecuzioni dei nazifascisti. Terminata la guerra riprende a studiare il pianoforte e la composizione (recandosi a Milano) sotto la guida di Pietro Montani e Costante Adolfo Bossi. Per vivere svolge l'attività di organista, direttore di coro e di critico musicale di alcuni giornali comaschi e del Canton Ticino.
Nel 1953 due suoi lavori vengono eseguiti in concerto presso il Centro francese di Studi e di Informazione di Milano ed ottiene delle critiche favorevoli dalla stampa milanese.
Nel 1957 inizia ad insegnare nelle scuole cantonali ticinesi, concludendo la sua carriera scolastica in qualità di esperto per l'insegnamento dell'Educazione musicale nel Canton Ticino. Verso il 1950 inizia a collaborare con la Radio della Svizzera Italiana proseguendo tale attività fino al 1970.
Intanto, nel 1962, ottiene la cittadinanza svizzera, stabilendo la sua dimora a Lamone vicino a Lugano. Nelle musiche di Grisoni prevale sempre l'attenzione verso una sincera comunicabilità e il suo aspetto sentimentale non dev'essere inteso in senso romantico, bensì in quello più autentico, ossia come espressione di un cuore sincero, vibrante ma non facilmente esaltante, appassionato o euforico, preferendo manifestarsi con semplicità e con chiarezza, in modo che tutti gli animi sensibili ne possano cogliere la grande umanità.
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