Fratello minore di Tarcisio, futuro direttore d’orchestra, uno dei primi musicisti a dedicarsi ai rapporti tra la musica ed il cinema dirigendo orchestre durante la proiezione dei film muti. Trasferitosi a Roma per studiare qui, a soli nove anni, seguendo l’esempio del fratello, si esibisce come pianista per l’accompagnamento dei film muti, alla Sala Regia di Via Cola di Rienzo e al Cinema Corso. Inizia così la sua attività nel cinema che lo porterà in seguito a diventare un «personaggio determinante» nel panorama della musica per film. Inoltre faceva parte, insieme a Goffredo Petrassi ed Ennio Francia, dei cantori di San Salvatore in Lauro.
Entra al conservatorio di Santa Cecilia dove studia pianoforte con P. Boccaccini e Alfredo Casella, organo con F. Germani, composizione con R. Storti e Alfredo Casella e direzione d’orchestra con Bernardino Molinari e dove si diploma brillantemente in pianoforte. Nel 1931 si diploma in composizione al Conservatorio di Pesaro e nel 1942 in direzione d’orchestra al Conservatorio Santa Cecilia di Roma.
Compose molta musica da film per rinomati registi (Antonioni, Lizzani, Resnais, ecc.).
--È «Uno dei più interessanti e personali compositori del cinema italiano» come ha sostenuto tra gli altri anche il Prof. Ermanno Comuzio. Musicista d’avanguardia senza essere però un dissacratore, come spesso accadeva nelle file degli artisti contemporanei.
Nel cinema ha svolto tutti i tipi di lavoro che un musicista come lui potesse fare, componendo, arrangiando e rifacendo le colonne sonore originali di film stranieri, guadagnandosi, così, un’«ottima educazione cinematografica» che è importante per un compositore di musica per film tanto quanto quella strettamente musicale.
Sempre propenso e propositivo verso l’esperimento, la ricerca e aperto al mondo dei giovani. Ha tenuto a battesimo diversi tra i registi più promettenti del panorama cinematografico italiano. Un esempio per tutti è quello di Michelangelo Antonioni con il quale ha cominciato a collaborare fin dai primi documentari fino ad arrivare ai lungometraggi, Cronaca di un amore (1950) (Nastro d’argento per la miglior musica a Cannes nel 1951), I vinti (1952), La signora senza camelie (1952-53), Le amiche (1955), Il grido (1956-7), L’avventura (1959) (Nastro d’argento per la miglior musica a Cannes nel 1960), L’eclisse (1962), Deserto rosso (1964).
--Il prolifico incontro con Michelangelo Antonioni è dell’anno 1948 ma Fusco ha già firmato più di 40 colonne sonore fra documentari e lungometraggi ma l’incontro con Antonioni è decisivo nella sua carriera. Accanto ad un autore colto, rigoroso e dotato di un fine gusto musicale Fusco è spronato a considerare il cinema come la palestra capace di ridestare in lui l’antica consegna caselliana per impegnate fatiche di natura creativa atte a trasformare il carattere della composizione di musica per film da lavoro artigianale ad impegno artistico dotato di un suo autonomo valore.
Per Antonioni, Fusco rappresenta la sua idea di musica nel film, che consiste nel dissolvimento del linguaggio musicale pretestuoso nel tentativo di dilatare le gamme estreme del sentimento, fino a farlo diventare semplicemente una “voce”, che “mentre fa si tace”.
Lasciando da parte gli impasti consueti la musica fuschiana punta su singoli strumenti o su piccoli complessi più di carattere cameristico che sinfonico, in modo da definirne i timbri isolati, scarnificandoli progressivamente fino a trarne suoni puri ed essenziali, legandoli alle situazioni, alle atmosfere ed alla coscienza dei personaggi e della storia, fino a farveli aderire inestricabilmente.
Tutto ciò metteva Fusco, già rigoroso ed esigente con se stesso, nella condizione di avvalersi di strumentisti d’eccezione come il grande sassofonista francese Marcel Mule accompagnato al pianoforte da Armando Renzi per il pezzo per sax e pianoforte di Cronaca di un amore. Altro magistrale esempio è l’utilizzo di cinque sassofoni, il ’Quintetto di Parigi’, diretto da Mule, per La signora senza camelie (1953), che suona come fosse un unico strumento.
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