Inizia lo studio del pianoforte a 6 anni e, a 13, si iscrive al Concervatorio S.Pietro a Majella di Napoli dove a quindici anni esegue il Concerto per pianoforte ed orchestra K. 466 di Mozart, per il quale scrive anche le cadenze e successivamente, con l'esecuzione del Concerto in do Minore n° 3 per pianoforte e orchestra di Beethoven, è indicato come uno degli allievi più meritevoli dei conservatori italiani ed è prescelto per partecipare al Premio Nazionale intitolato a Giuseppe Martucci, dove si posiziona tra i primi classificati.
Nel 1957 inizia una carriera concertistica che alterna con ricerche sull'espressività popolare della Campania e con una collaterale attività di compositore e musicologo. Lascia successivamente il concertismo e gli studi presso la Facoltà di Lettere dell'Università Federico II, per dedicarsi esclusivamente all'attività di musicista e all'approfondimento delle tradizioni popolari campane. In questi anni inizia la collaborazione con l'Autunno Musicale Napoletano in qualità di maestro sostituto e clavicembalista dell'Orchestra Scarlatti.
Nel 1967 l'incontro con un gruppo di giovani interessati ad una nuova proposta della musica popolare, Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d'Angiò, determina la nascita della Nuova Compagnia di Canto Popolare, della quale diviene l'animatore, il ricercatore e l'elaboratore dei materiali musicali. A questo primo insieme si aggiungono, in un secondo momento, Patrizia Schettino (in seguito sostituita da Fausta Vetere), Peppe Barra, Patrizio Trampetti. Nell’esperienza che vive dal 1967 al 1974 con la Nuova Compagnia di Canto Popolare vi si ritrovano racchiusi alcuni degli elementi fondamentali del suo modo di fare teatro e si può individuare in essa un nuovo modo di concepire e proporre la musica popolare. Dopo un periodo di esclusiva attività musicale, il gruppo accentua progressivamente il carattere teatrale delle proprie esibizioni, così nel 1974 esso presenta al teatro San Ferdinando di Napoli una rilettura della Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci e nel 1976 nasce La gatta Cenerentola, opera scritta e musicata da lui stesso che determinerà il vero successo ma anche la rottura dei rapporti con alcuni componenti della NCCP. Dopo l'esperienza con la NCCP, continua la sua opera di rinnovamento attraverso una sempre più stretta collaborazione con il gruppo di artisti Media Aetas, con cui la ricerca non parte più dal folklore della cultura orale ma da basi storiche. Appartengono a questo periodo le musiche scritte per gli spettacoli televisivi e teatrali Edipo re di Sofocle, La lunga notte di Medea di Corrado Alvaro con la regia di Maurizio Scaparro, Io Raffaele Viviani di Achille Millo, Storie della camorra, sceneggiato televisivo di Rai 1 del 1978.
Fra i suoi capolavori: La gatta Cenerentola (1976, 1985, 1989, 1998) diretta da Domenico Virgili e L'Opera Buffa del Giovedì Santo (1980, ripresa nel 1999), fra i suoi spettacoli più belli occorre citare Masaniello (1975), Mistero Napolitano (1977), La Festa di Piedigrotta (1978), Li Zite ‘ngalera (1978), Eden Teatro di Raffaele Viviani (1981), La Lucilla Costante di Silvano Fiorillo (1982), Il Bazzariota, ovvero la dama del bell'umore di Domenico Macchia (1983), Le Religiose alla moda di Gioacchino Dandolo (1984), Cantata per Masaniello (1988), Le Tarantelle del Rimorso (1992), Le 99 disgrazie di Pulcinella (1994), Le cantatrici villane di Valentino Fioravanti (1998), L'impresario in angustie (2001). Altre composizioni di rilievo saranno il Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini (1985), l'oratorio Lauda Intorno allo Stabat (1985), I Carmina Vivianea (1987), la Festa Teatrale composta per il 250º anniversario del Teatro di San Carlo (1987), il melodramma Mistero e processo di Giovanna d'Arco (1989), la cantata drammatica Populorum Progressio (1994), le musiche corali per l'Agamennone di Eschilo (1995), Il Canto de li Cunti (1990), Eleonora, opera composta per il bicentenario della rivoluzione napoletana (1999), Il Re Bello, opera (2004). Collabora anche alle musiche dell'album Non farti cadere le braccia, di Edoardo Bennato.
Cura anche la regia di decine di opere liriche per i maggiori teatri mondiali. Gli assi portanti del suo repertorio in questo settore sono costituiti dagli allestimenti delle opere di Mozart (Don Giovanni, Così fan tutte, inoltre Idomeneo e Il flauto magico), di Giuseppe Verdi (Macbeth, Falstaff e il Nabucco), opere di Gioachino Rossini (da ricordare La Cenerentola, L'italiana in Algeri e la prima ripresa scenica assoluta dell'Ermione) e infine quelle di Pergolesi (La serva padrona), gli spettacoli Cholera (2003) e Il Re Bello, Là ci darem la mano (2007), travestimento mozartiano in due tempi.
Gli studi e le ricerche sulle tradizioni campane confluiscono in testi e antologie di dischi. Fra le sue pubblicazioni sono da ricordare i volumi Chi è devoto (1975), Carnevale si chiamava Vincenzo (in collaborazione con l'antropologa Annabella Rossi; 1977), "Canti e tradizioni popolari in Campania", edito dalla Lato Side, con una sua intervista concessa a Luigi Granetto e Giuseppe Vettori (1979), Il segno di Virgilio (1982), La tarantella napoletana nelle due anime del Guarracino (1991), Fiabe Campane (1993), Il Presepe popolare napoletano (1999), La cantata dei Pastori (2000).
Negli anni settanta insegna Storia del teatro all'Accademia di Belle Arti di Napoli e per sette anni - dal 1981 al 1987 - è direttore artistico del Teatro S. Carlo. Nel 1995 diviene direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella. Nel 1998 è nominato Accademico di Santa Cecilia e successivamente insignito del Cavalierato delle Arti (Chevalier des Arts et des Lettres) dal Presidente della Repubblica francese. Nel 2003 viene insignito del premio Roberto I Sanseverino, organizzato dal comune di Mercato San Severino e dall'associazione La Magnifica Gente do' Sud.
-- Con la Nuova Compagnia di Canto Popolare si pone come primo obiettivo il recupero e la riproposta del patrimonio culturale, teatrale e musicale della tradizione popolare campana sia orale che scritta. Il repertorio popolare non viene riproposto in maniera arbitraria, ma poggiato su sistemi colti come per esempio la scrittura e l'elaborazione metrica. Un lavoro di questo genere comporta una vera e propria ricerca "sul campo"; De Simone e gli elementi del gruppo vanno, infatti, ad indagare durante le feste popolari, a raccogliere interviste nei paesini dell'entroterra campano, a trovare tracce laddove la tradizione è già andata persa. Contemporaneamente, l'attenzione è anche rivolta al documento di tradizione colta: materiale di biblioteca, articoli, ma anche saggi su forme passate come villanelle, laudi e strambotti assolutamente necessari per il recupero e la riattualizzazione delle musiche tradizionali dell'area campana.
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