Completati gli studi di Pianoforte nel '46 sotto la guida di G.Ferro si perfeziona con P.Scarpini e inizia lo studio della Composizione con A.Sangiorgi che lo mette per la prima volta a contatto con la tecnica dodecafonica (Catania - Bolzano 1945-52) diplomandosi nel '54 a Roma con G.Petrassi. Il periodo dal '55 al '62 saranno determinanti per la svolta decisiva che determineranno nella sua personalità musicale: frequenta i corsi di Darmstadt dove vengono eseguiti Tre Studi per orchestra da camera (1956-57), Composizione n.1 per pianoforte (1957) e Triplum (1960) e conosce B.Maderna; frequenta lo Studio di Fonologia di Milano (1956-62): qui realizza Collage 2 (1960), Collage 3 (Dies Irae) (1967) e Collage 4 (Jesu, meine Freude) (1979) e successivamente si avvicina alla conoscenza della pittura informale (Tapies, Fautrier, Pollock, Tobey, Dorazio, ecc.) di altrettanta importanza nella sua evoluzione.
Nel 1959 vince il secondo premio SIMC con Episodi (1958) e nel 1963 il primo premio dello stesso concorso con Sette scene da "Collage" (1961).
Nel 1961 realizza a Roma, presso l'Accademia Filarmonica Romana, uno spettacolo su materiali visivi di Achille Perilli (Collage). Nel 1992 viene eseguita alle "Orestiadi" di Gibellina l'opera Interludi. Musica per il Mito di Eco e Narciso, che riceve il Premio Abbiati 1992. Il compositore ha inoltre ricevuto il Premio "Presidente della Repubblica" nel corso del Festival "Suoni e Colori in Toscana" a Rignano sull'Arno (Firenze); l'Università di Bologna gli ha assegnato il Premio speciale DAMS "alla carriera". La sua musica viene correntemente eseguita e radiotrasmessa in Italia e all'estero, spesso commissionata da Enti di grande importanza (Teatro alla Scala di Milano, Biennale di Venezia,Accademia Filarmonica Romana, Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma, Orestiadi di Gibellina, solo per citare alcune realtà italiane). Le sue musiche sono edite da Suvini Zerboni.
All'inizio degli anni sessanta è tra i fondatori dell'associazione romana Nuova Consonanza, assieme a Mauro Bortolotti, Franco Evangelisti, Domenico Guaccero e Francesco Pennisi. Dal 1971 al 1992 è docente di Teoria Musicale al DAMS di Bologna e nel corso della sua carriera è stato spesso invitato, in Italia e all'estero, a tenere seminari e corsi di Composizione.
-- Uno fra gli esponenti più significativi di quell'avanguardia italiana formatasi negli anni '50, si è caratterizzato per la particolare attenzione rivolta alla "materia" e al timbro strumentale. Nella sua scrittura, sempre caratterizzata da agglomerati timbrici ben definiti, il "colore" strumentale emerge e domina su ogni altra regola compositiva.
La mobilità nella sua musica è determinata dalla contrapposizione/unione/fusione di quei "blocchi sonori" che la strumentazione, con estrema chiarezza, nelle sue mani, fornisce.
--«Dopo un primo periodo, corrispondente agli anni di studio, in cui il suo spirito era già vicino a quello della Seconda scuola di Vienna, Clementi si avvicina allo strutturalismo nella seconda metà degli anni cinquanta, nel momento in cui frequenterà i famosi corsi a Darmstadt. La sua vicinanza ad ambienti artistico-pittorici quali il gruppo Forma 1, ad artisti quali Piero Dorazio, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo ed altri, è emblematica del suo interesse verso le arti visive, il quale sarà di estrema importanza negli anni a venire. Quasi a voler creare un corrispettivo dell'arte informale, negli anni sessanta Clementi produce opere quali gli Informel, le due Varianti ed i Reticoli, brani dove il denso contrappunto cromatico (nella Variante A utilizza addirittura 144 parti reali) viene a costituire una sorta di continuum multistrato, in cui ogni singola voce viene annullata, affogata in una grande macchia sonora la cui texture è in continuo movimento; per questi motivi il linguaggio musicale di Clementi è spesso stato messo in rapporto con i dripping di Jackson Pollock, o i mobiles di Alexander Calder.
Successivamente, già dagli anni settanta Clementi evolverà il suo linguaggio utilizzando materiali sempre più diatonici, spesso provenienti da opere del passato (si veda anche l'uso frequente del tema BACH, o di melodie di corali), e sempre maggiore attenzione sarà posta nei riguardi delle verticalità armoniche.
Tipico della produzione matura è l'uso costante del rallentando applicato alle ripetizioni cicliche di uno stesso materiale, quasi a voler fare una sorta di "ingrandimento" progressivo degli artifici contrappuntistici, palesandone in modo più esplicito il loro intrinseco funzionamento».
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