Ha iniziato gli studi col padre e col fratello Carlo continuando al Conservatorio di Musica di Napoli con Al.Longo, G.Napoli, Ac.Longo, E.Porrino.
Ha scritto musica da camera, sinfonica e teatrale. L’esperienza compositiva parte dal teatro musicale; il suo primo vero successo è l’opera lirica Il Ritorno (tratto da Pascoli) che viene rappresentata in diversi teatri come il S. Carlo e poi in Argentina e a Sorrento. Il lavoro per il teatro prosegue poi con Psyche, il Caso si diverte, Notte mancata e Il balletto pantomimico; oltre che per il teatro scrive anche per la danza componendo con il preciso intento di rifarsi a quanto già sperimentato con il teatro; fra i suoi lavori per il balletto ricordiamo La clessidra (rappresentato al Teatro S. Carlo di Napoli e a Sorrento, 1961), Il Gaudente (scritto per l’Accademia Musicale Napoletana, 1960) e Tempo Galantuomo. Successivamrnte la sua attività compositiva sarò particolarmente rivolta alla musica cameristica con qualche lavoro anche orchestrale.
La sua attività annovera fra l'altro quella di didatta (ha insegnato teoria e solfeggio presso il Conservatorio di Musica di Napoli fino al 1979), pianista (diversi concerti interpretando soprattutto musica propria), musicologo (è stato il primo dopo Solimena a ricercare e scrivere sui compositori della propria terra pubblicando un interessante ed abbastanza esaustivo saggio in un volume sulla Civiltà Lucana curato da Pietro Borraro, ha inoltre profuso i suoi interessi nella stesura delle due edizioni dei Musicisti Contemporanei e un testo di Teoria e di un testo sulle forme musicali), pubblicista, direttore artistico, sindacalista.
L’opera di Otello Calbi è sottilmente pervasa di quel modernismo napoletano (Martucci e Napoli), ma anche di un particolare ermetismo che richiama i francesi e di conseguenza Porrino. Egli è un modernista e rimane tale perché comunque non accetta la scuola degli sperimentalismi, né quella di Darmstadt (Berio, Maderna, Nono) né quella di Nuova Consonanza (Macchi, Morricone).
A suo modo traccia un solco abbastanza importante nella letteratura dei nostri tempi legata comunque ad una scuola non fortemente spinta nelle innovazioni armoniche; certo in lui ritroviamo delle cellule tematiche prese e subito inglobate dall’armonia, dal gioco forte degli accordi.
La sua musica è pervasa dall’idea novecentista storica, soprattutto nel modo di rapportarsi col materiale da scrivere rivolto a vari strumenti al teatro, alla danza, all’universo musicale completo così come insegnava la scuola modernista a partire da Bartok (spesso presente nella sua scrittura) fino a Martucci (che privilegia, alla francese l’orchestra e i colori).
Puo definirsi uno degli ultimi testimoni di quella gloriosa scuola napoletana che dal ‘700 arriva ancora ai giorni nostri con gli alunni, di Pagliuca, Calbi, D’Avalos.
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