Appartenente ad una famiglia di musicisti e costruttori di strumenti musicali, iniziò presto lo studio della musica col celebre fratello Giovacchino che lo introdusse al flauto da cui passò successivamente allo studio del clarinetto per volontà del padre Gaetano (1782 - 1848, costruttore di strumenti a fiato) il quale ne aveva costruito uno con particolari innovazioni.
Suoi primi illustri insegnanti per il clarinetto furono Giuseppe Bencini di Firenze e successivamente il veneto Francesco Vela. Appena dodicenne, nel 1825, insieme al fratello Giovacchino (1810 - 1895), futuro concertista di flauto e trombone, diede un’accademia al Teatro Nuovo di Firenze facendosi apprezzare come promettente virtuoso di clarinetto e corno di bassetto.
Dal 1829 al 1835, suonò nella banda del 2° Reggimento di Linea.
Socio strumentista dell’Accademia di Belle arti (dal 1839), a Firenze fu 1° clarinetto nelle orchestre del Teatro “La Pergola” (1836 - 1848), della Cappella Granducale e della Società Filarmonica.
Ammirato da Rossini, Pacini, Mercadante, Mabellini, De Bulow e altri celebri musicisti che gli dedicarono loro opere, per lui furono scritti il solo del 3° atto della “Saffo” di Giovanni Pacini, quello della “Ione” di Enrico Petrella e intorno al 1860 il clarinettista Ernesto Cavallini gli dedicò la sua “Serenata” per clarinetto e pianoforte.
Fu il primo virtuoso italiano ad esibirsi anche come saxofonista. L'8 gennajo 1848, infatti, con un ‘saxophone’ contralto tenne il primo concerto in assoluto in Italia presso l’Accademia Filarmonica di Firenze eseguendo il "Concerto" per Saxofono contralto e Banda espressamente scritto per l'occasione da Ermanno Picchi.
Per i suoi alti meriti artistici, fu nominato quale primo insegnante di clarinetto e congeneri nel Regio Istituto musicale di Firenze, incarico che tenne dal 1860 al 1891, e nella cappella della Corte granducale di Toscana.
Seguendo le orme del padre Gaetano, fu attivo anche come fabbricante di clarinetti. Intorno al 1848, inventò il Bimbonclaro, una sorta di clarinetto basso in Sib che, come ci ricorda il Pace, “fece la sua prima apparizione in orchestra, con un importante solo, nel Gran Ballo Il Fausto di Antonio Cortesi, musicato da Luigi Maria Viviani e rappresentato con gran successo il 1849 a Firenze”. Di questo strumento, un esemplare superstite è probabilmente quello anonimo conservato nel Germanisches Nationalmuseum di Norimberga (MIR 482).
Pubblicò per il Clarinetto i “Capricci” (Firenze, Saporetti e Cappelli), “Esercizi meccanici” (Firenze, P. Bimboni), “Esercizi, scale e accordi” (Firenze, P. Bimboni), “Esercizio giornaliero” (Firenze, P. Bimboni), “Metodo teorico pratico progressivo” (Firenze, Saporetti e Cappelli), e i “30 studi” (Firenze, L. Bratti).
[vedi anche Adriano Amore, La scuola clarinettistica italiana – virtuosi e didatti]
Apprezzato come clarinettista dal Pace [Temistocle] - “..aveva voce ampia, rotonda, pastosa e dolce; era esecutore brillantissimo ed affascinante” – fu però spesso criticato per le sue scelte musicali, come ci ricorda la Rivista Musicale di Firenze del 1° giugno 1840: “Ma perché un artista di tanto merito suona una musica che non altro è che un accozzamento di arie per canto amplificate da trilli, gorgheggi, scale cromatiche, eccetera… Consigliamo il sig. Bimboni a suonare nei suoi concerti vera musica, e allora non solo avrà gli applausi di chi ama divertirsi, ma anche di chi vuole intendere l’arte e riverirla e amarla nel grande artista”.
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