Vista la personalità di spicco nell'ambito della cultura musicale italiana ed internazionale, ch'è qui in esame, si raccomanda il riferimento ad una letteratura più specifica, pur dando qui alcune riassuntive informazioni.
Ha iniziato a studiare musica con il padre e con il nonno quindi è entrato al Conservatorio di Musica di Milano dov'è stato allievo di G.C.Paribeni e G.F.Ghedini e si è poi perfezionato con L.Dallapiccola. Precursore della ricerca elettronica in Italia, nel 1954 ha fondato e diretto (fino al 1961) con B.Maderna lo Studio di Fonologia Musicale presso la RAI di Milano.
Si è imposto in Europa e in USA come indiscusso caposcuola della musica moderna tenendo corsi di Composizione nei santuari di studio delle nuove correnti musicali: Berkshire Music Festival di Tanglewood; Summer School di Dartington; Mills College in California; Darmstadt; Colonia; Università di Harvard; Juilliard School di New York. È stato inoltre più volte insignito di onorificenze da altrettanto prestigiose istituzioni.
Con sue musiche (per il teatro, per orchestra, musica vocale, da camera, elettronica) ha diretto le più importanti formazioni orchestrali in Europa e USA.
--A commento dell'opera musicale di Berio, che possa riferirsi al suo interesse per il saxofono, riporto quanto scritto nelle note di copertina del CD di C.Delangle The Solitary Saxophone , BIS-CD-640:
«Claude Delangle di passaggio a casa di Luciano Berio.
Dopo un appuntamento mancato a Parigi, ho fatto visita a Luciano Berio il 22 giugno 1993 nel suo studio di Firenze.
Abbiamo lavorato tutta la mattina per finire di mettere a punto gli ultimi dettagli della Sequenza VIIb, versione per saxofono soprano della Sequenza per oboe.
Prima di lasciarci ho realizzato questa breve intervista:
Claude Delangle: Dopo il nostro incontro a Châtelet, dove mi ha proposto di realizzare questa versione, sono passati più di due anni. Il lavoro è stato lungo; temevo di allontanarmi dal vero spirito dell'opera. Cosa ne pensa lei?
Luciano Berio: È un meraviglioso regalo ascoltarla eseguita da un suo pari, in modo impeccabile. Ciò che mi sorprende è che il saxofono soprano allarga, amplifica il carattere dell'originale per oboe, al punto che posso dire di preferire questa versione.
Ora sto preparando un Chemins per saxofono soprano e 23 archi amplificando la sostanza di Chemins IV per oboe e 11 archi.
Il saxofono è uno strumento che amo molto, che ho sempre amato perché le sue radici affondano nella tradizione orale della musica, come il jazz ecc... Inoltre può assumere differenti caratteri. Nell'orchestra è uno strumento che utilizzo spesso perch'è di grande flessibilità quale ponte fra gli ottoni e i legni pur avendo una sua personalità. L'intera famiglia dei saxofoni ha una fortissima personalità e aiuta ad ottenere una certa unità nell'orchestra.
C.D.: Quale è il suo posto esatto nell'orchestra?
L.B.: Il saxofono è uno strumento molto flessibile con una possenza di suono che può fronteggiare la sonorità degli ottoni. È uno strumento con molte sfaccettature, per questa ragione mi piace utilizzarlo nell'orchestra o come strumento solo.
C.D.: Mi ha detto che sta considerando anche la possibilità di scrivere un Chemins basato sulla Sequenza IXb per saxofono contralto.
L.B.: Il suo modo di suonare mi ha persuaso. Quando avrò tempo in futuro mi ci metterò al lavoro. Ci ho già pensato in astratto. Ora che l'ho ascoltata le sono molto riconoscente.
C.D.: Darebbe qualche consiglio circa l'insegnamento del saxofono? Cosa insegnerebbe agli studenti per meglio servire la musica dei compositori contemporanei?
L.B.: Il repertorio non è ancora molto vasto ma penso che i giovani studenti di saxofono devono abituarsi ad una grande flessibilità d'approccio. Per esempio staccarsi dalla vecchia scuola francese del saxofono, dall'eccesso del vibrato, ecc..., ma anche da molta pessima musica. Una grande flessibilità di spirito musicale; questa è la cosa più importante.
C.D.: Dal punto di vista delle dinamiche, dei colori, pensa che siano state esplorate al meglio le possibilità?
L.B.: Si. Sono infatti rimasto meravigliato dalla sua versione della Sequenza per oboe suonata sul saxofono soprano in cui vi è un enorme gradazione dinamica così come di colori. Devo dire che non mi aspettavo un tale risultato. [...]».
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