Studiò a Napoli con P. Serrao e C. De Nardis e a Lipsia si perfezionò nello studio del violino e della composizione con S. Jadassohn.
Per un periodo decise di trasferirsi a Berlino (1896) poichè in Germania la vita musicale e culturale era molto attiva e ricca di nuove scoperte stilistiche. Nel 1899 si trasferì a Parigi dove fece rappresentare 2 balletti alle “Folies Bergères” iniziando contemporaneamente l’opera Resurrezione, che completò poi a Mosca e a Napoli. Già si poteva intravedere il personaggio esuberante, sanguigno che lo avrebbe aiutato nel difficile mondo della musica. Egli si sentiva operista e in giovane età era alla costante ricerca di un libretto con un argomento deciso, affascinante. Cosa molto difficile in un momento storico nel quale regnava la confusione.
Fu fecondo e raffinato compositore di musica teatrale, sinfonica e da camera.
Il suo primo e convinto successo fu l’opera Risurrezione (1904 ricavata da Tolstoj, è l'opera da cui, a partire dalla prima rappresentazione avvenuta a Torino nel 1904, ebbe inizio la fama di Alfano), che ne rivelò la grande vena teatrale unita ad una naturale focosità del linguaggio più che nell’uso di melodie facilmente memorizzabili.
Alfano amava costruire, in perfetta simbiosi, la parte operistica con un denso sinfonismo, giungendo alla creazione di pagine complesse che poteva creare delle difficoltà di comprensione da parte del pubblico. In quest’opera si riflettevano la poetica e il carattere musicale del teatro "verista", in cui egli passò a un ampliamento del proprio mondo artistico evolvendosi attraverso le esperienze della musica straussiana e debussyana, e giungendo a superarle nelle nuove originali sintesi de L'ombra di Don Giovanni (1914; poi rielaborata, 1941) e soprattutto di Sakùntala (1922). Nelle opere successive l'A. sembrò invece ricercare altre vie, verso una sorta di contemperamento tra le stilistiche di Resurrezione e quelle del periodo 1914-22; Il compositore non si arrese agli insuccessi e negli anni fra le due guerre la sua attività anche nel campo cameristico fu quasi frenetica; scrisse le sonate per violino e violoncello ed il Quartetto n°2, ricchi di contenuto poetico e di sonorità dolci e contemporaneamente di gusto mediterraneo.
Per ottenere un altro convinto successo dovette scrivere personalmente il libretto seguendo, solo idealmente, le orme di Wagner. Nella sua maggiore opera La leggenda di Sakuntala del 1921 troviamo il genere sinfonico- vocale e l’azione non è presente in modo massiccio lasciando ampi spazi alla parte lirica ed al trattamento dell’orchestra che raggiunge un lussureggiante sfarzo.
Nel 1925 avvenne la svolta epocale che gli dette l’immortalità artistica, ma non fu, ahimè, per una propria composizione bensì per aver terminato la Turandot di G. Puccini, rimasta incompiuta per la morte del grande compositore. Su proposta di A. Toscanini ebbe l’incarico dalla famiglia Puccini e dall’editore Ricordi di completare il capolavoro pucciniano con l’esito che tutti noi conosciamo.
Fu un lavoro difficile, periglioso ed estremamente delicato. Tutti gli occhi dei musicologi e dei musicisti erano rivolti al suo lavoro e quindi Alfano doveva dimostrare di avere un’ottima preparazione evitando di scrivere con il proprio stile. L’ultimo lavoro che gli portò un buon successo fu Cyrano di Bergerac scritta nel 1936 e che riuscì a convincere la critica per l’estrema sobrietà dell’orchestra e che riportò il compositore nelle grazie del pubblico che ritrovava un perfetto equilibrio fra voce e orchestra.
Dopo questa importante parentesi diventò Sovrintendente al Teatro Massimo di Palermo dal 1940 al 1942 e titolare della cattedra di studi per il teatro lirico al Conservatorio di Roma.
Dopo gli studi si dedicò all’insegnamento diventando docente di composizione e direttore del Conservatorio di Bologna dal 1916 al 1923 e successivamente del Liceo Musicale di Torino fino al 1939 La sua carriera didattica terminò dirigendo il Liceo Musicale di Pesaro dal 1947 fino al 1950.
-- … fu un artista esuberante, entusiasta e pronto a recepire tutte le innovazioni musicali che proprio in quegli anni a cavallo fra il ‘800 e il ‘900 si imponevano, quali la Scuola di Vienna con Schonberg (dodecafonia), Strawinsky.
Dopo la morte di R.Wagner tutto il mondo della musica ebbe un profondo scossone stilistico ed Alfano fu testimone di questo terremoto musicale. Suggestionato da R.Strauss e da C.Debussy, due modi diametralmente opposti di interpretare la musica sentì l’esigenza di scoprire un modo nuovo di far musica specialmente nel settore del teatro lirico, che dimostrava da tempo di essersi sclerotizzato.
Inoltre nei giovani musicisti era nato il desiderio di non coltivare soltanto l’opera, come era successo nel passato, ma di compiere importanti incursioni anche nel settore della musica sinfonico-strumentale ed Alfano dimostrò con la sua produzione questa profonda attenzione.
… Alfano ebbe forse la sfortuna di essere nato in un momento di grande crisi del melodramma dove la gigantesca figura di Puccini dominava tutta la scena melodrammatica. Egli tentò di imporre una propria idea di teatro, ma dovette scontrarsi con una tradizione difficile da ridimensionare. Inoltre non volle accodarsi alle mode del tempo, poichè il suo carattere sanguigno ed il suo spirito indipendente non gli concedeva di cedere solo alle lusinghe dell’effimero successo. Morì quasi dimenticato dalla critica e ricordato soltanto per il suo lavoro pucciniano, operando con scrupolo e sensibilità sugli appunti pucciniani.
Massimo Bruni, F. Alfano e la cerchia della «generazione dell'ottanta», nel volume collettivo Musica italiana del primo novecento.
… Scarsi ragguagli abbiamo intorno al soggiorno parigino del nostro compositore. Sappiamo che fece vita di «bohème», che esplicò attività di compositore «leggero», impegnato a scrivere musiche di stile napoletano per le «Folies bergères», che ebbe rapporti con Paul Milliet, già librettista di Massenet, e ne musicò alcune poesie. Ci è anche noto che conobbe e ammirò la musica di Debussy, mentre la sua attenzione era parimenti attratta da opere quale la Louise di Charpentier, …, e quali La fille de Tabarin di Gabriel Pierné e le più o meno wagnerianeggianti Sigurd di Reyer e Fervaal di Vincent d'Indy.
… Spesso s'è parlato della presenza, nella musica di Alfano, di influssi impressionistici, e ben si può riconoscere che la lezione debussyana, fruita nei giorni parigini, non fu priva di riflessi sulla sensibilità del giovane musicista napoletano.
PS faccio notare che gli autori che affascinarono Alfano qui richiamati quali Debussy, Gabriel Pierné, Vincent d'Indy, sono tutti autori di opere per/con saxofono: Debussy la Rapsodie per orchestra con saxofono concertante; Pierné il cui quartetto di saxofoni Introduction et variations sur une ronde populaire è uno standard per quesata formazione; d'Indy autore di Choral Varie Op. 55 per saxofono concertante e orchestra…
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