Nipote di Francesco Paolo Tosti, da cui probabilmente fu incoraggiato a intraprendere lo studio della musica, si trasferì a Roma dopo aver compiuto gli studi classici nella sua città. Divenuto allievo per la composizione di Giacomo Setaccioli, fu costretto a interrompere gli studi allo scoppio della prima guerra mondiale. Al termine del conflitto divenne allievo a Bologna di Franco Alfano e Ottino Ranalli, per poi perfezionarsi con Riccardo Storti che aveva fondato a Roma l'Istituto nazionale di musica. Conseguito il diploma in composizione al liceo musicale di Bologna, si trasferì definitivamente a Roma ove si dedicò esclusivamente alla composizione.
Intrapreso un accurato e scrupoloso lavoro di riscoperta del patrimonio folcloristico abruzzese, si dedicò prevalentemente alla tradizione musicale della sua terra.
Grande successo riportarono le numerose canzoni in dialetto abruzzese da lui scritte in varie occasioni e per tutto l'arco della sua attività creativa.
A questa attività affiancò l’attrazione per il teatro dannunziano e sue furono le musiche di scena composte per la prima rappresentazione della Figlia di Jorio, eseguita nella traduzione abruzzese di C. De Titta e realizzata nel 1931 con la regia di L. Antonelli a Castellammare Adriatico (l'odierna Pescara). Il lavoro, che riscosse grandi consensi e contribuì a farlo conoscere come autore di musiche di scena, fu poi replicato nel 1935 al teatro Argentina di Roma per la rappresentazione del dramma in italiano con la regia di Luigi Pirandello.
Attivo collaboratore dell'Istituto Luce, realizzò i commenti musicali per i primi giornali sonori e nel 1931.
Il suo rapporto di parentela con Francesco Paolo Tosti lo indusse probabilmente a dedicarsi alla composizione di liriche per voce e pianoforte che furono molto apprezzate.
Autore di varia musica da camera e sinfonica, si interessò attivamente alla vita musicale romana e dal 1929 al 1931 tenne la critica musicale del quotidiano L'Impero.
La sua attività artistica, rivolta soprattutto alla riscoperta del patrimonio folcloristico abruzzese, gli valse vari riconoscimenti, tra cui nell'aprile 1932 un premio della Reale Accademia d'Italia.
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